1. Introduzione
Per questioni legate alle agevolazioni fiscali, potresti aver pensato di spostare la tua residenza o quella di qualcuno dei tuoi familiari in questa seconda casa, pur continuando a vivere tutti, di fatto, sotto lo stesso tetto. Ti sei recato all’ufficio del Comune dove però ti hanno detto che non è possibile dichiarare una residenza diversa dal luogo in cui abitualmente si vive. In caso contrario, andresti a commettere una violazione di legge.
Dichiarare una residenza falsa è un fenomeno molto diffuso che non va tuttavia sottovalutato: chi indica al Comune una residenza non corrispondente alla realtà dei fatti commette infatti un vero e proprio reato.
In questo articolo spiegherò quali sono i rischi che si corrono se si dichiara una falsa residenza.
2. Cos’è la residenza?
La residenza, per legge, è il luogo della abituale dimora, dove una persona stabilisce il centro della propria vita privata.
Secondo la giurisprudenza, al fine di integrare il concetto di residenza quale dimora abituale di una persona, sono necessari un elemento oggettivo, che è dato dalla stabile permanenza del soggetto in un determinato luogo, ed un elemento soggettivo, costituito dalla volontà di rimanervi in maniera duratura.
La residenza può divergere dal domicilio, rappresentato dal luogo in cui un soggetto stabilisce la sede principale dei propri interessi ed affari, potendo stabilire la prima presso la casa familiare ed il secondo presso il luogo di lavoro.
La residenza, infine, si distingue dalla dimora, in quanto quest’ultima è priva del requisito dell’abitualità, trattandosi del luogo di permanenza del soggetto in modo temporaneo. La dimora, infatti, cessa quando la persona si trasferisce in un altro luogo, mentre la residenza non viene meno in caso di assenza, specie quando l’assenza derivi da motivi di lavoro, studio, viaggi, ecc.
Contrariamente a quanto qualcuno crede, non è possibile fissare la residenza in un luogo scelto a proprio piacere.
La residenza certa garantisce che il cittadino adempia all’obbligo di rendersi reperibile, non solo al postino ma anche alle autorità. Questo spiega perché è vietato indicare, come residenza, un luogo dove non si vive abitualmente.
È la legge che prevede che ogni cittadino debba
«chiedere per sé e per le persone sulle quali esercita la potestà (genitoriale) o la tutela, la iscrizione nell’anagrafe del Comune di dimora abituale e di dichiarare alla stessa i fatti determinanti mutazione di posizioni anagrafiche, a norma del regolamento, fermo restando l’obbligo di denuncia del trasferimento anche all’anagrafe del Comune di precedente residenza».
3. Quali sono i rischi di dichiarare una residenza falsa?
Quando un cittadino si reca all’ufficio dell’anagrafe per registrare la propria residenza, l’ufficiale ha il dovere di verificare la veridicità di quanto dichiarato.
Spetta alla Polizia municipale il compito di svolgere gli accertamenti attraverso dei sopralluoghi.
Nel caso in cui l’accertamento abbia esito negativo o mancano i requisiti per l’elezione della residenza, l’ufficiale lo comunica prontamente al diretto interessato, avvisandolo che ha il diritto di presentare le sue osservazioni entro 10 giorni lavorativi a partire dal ricevimento di tale comunicazione, per presentare per iscritto le proprie osservazioni, eventualmente corredate da documenti comprovanti la veridicità della residenza dichiarata.
Se si dichiara il falso all’anagrafe, le conseguenze variano a seconda della tipologia di dichiarazione resa:
- nel caso di prima iscrizione anagrafica l’interessato viene cancellato con effetto retroattivo a decorrere dalla dichiarazione;
- nel caso di iscrizione con provenienza da altro Comune o dall’estero del cittadino iscritto all’AIRE l’interessato viene cancellato a partire dalla data della dichiarazione e ne viene data immediata comunicazione al comune di provenienza o di iscrizione AIRE al fine della tempestiva iscrizione dello stesso con la medesima decorrenza;
- nel caso di cambiamento di abitazione sarà necessario registrare nuovamente l’interessato nell’abitazione precedente, sempre con la decorrenza già indicata.
4. Sanzioni per chi dichiara una falsa residenza
Dichiarare una falsa residenza è reato.
Secondo quanto stabilito dalla Cassazione (sentenza n. 29469/2018), chi dichiara una residenza falsa rischia un procedimento penale per il reato di falso ideologico, un illecito che scatta tutte le volte in cui la falsità risulti essere semplicemente dovuta ad una leggerezza o ad una negligenza, non essendo prevista nel vigente sistema la figura del falso documentale colposo.
L‘articolo 483 del codice penale prevede che
“Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni. Se si tratta di false attestazioni in atti dello stato civile, la reclusione non può essere inferiore a tre mesi.”
Il reato per residenza fittizia scatta quando la falsa dichiarazione è contenuta:
- in un atto pubblico;
- in un’autocertificazione, dato che quest’ultima va a confluire nei registri anagrafici che sono considerati atti pubblici a tutti gli effetti.
È bene quindi non sottovalutare le conseguenze delle proprie dichiarazioni e chiedere sempre un parere al proprio legale di fiducia per evitare di ritrovarsi coinvolti in un procedimento penale per aver commesso una leggerezza.