In tema di furto d’uso l’uso momentaneo che caratterizza la fattispecie tipica deve essere conforme alla natura e alla destinazione della cosa sottratta. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto non configurabile il reato di furto d’auto in relazione alla sottrazione di targhe automobilistiche da un’autovettura per il tempo necessario a duplicarle illecitamente con successiva loro riapposizione sul veicolo). Cass. pen. sez. V 15 settembre 2017 n. 42048
Il furto lieve per bisogno è configurabile nei casi in cui la cosa sottratta sia di tenue valore e sia effettivamente destinata a soddisfare un grave ed urgente bisogno; ne consegue che per far degradare l’imputazione da furto comune a furto lieve non è sufficiente la sussistenza di un generico stato di bisogno o di miseria del colpevole occorrendo invece una situazione di grave ed indilazionabile bisogno alla quale non possa provvedersi se non sottraendo la cosa (Fattispecie in cui la Corte ha escluso che il furto di 61 confezioni di lamette e di 2 confezioni di assorbenti per un valore totale di 886 euro potesse configurare l’ipotesi attenuata). Cass. pen. sez. V 24 luglio 2014 n. 32937
La fattispecie di furto punibile a querela dell’offeso prevista dall’art. 626 comma primo n. 3 c.p. – che consiste nel fatto di spigolare rastrellare o raspollare nei fondi altrui non ancora spogliati interamente del raccolto – è configurabile quando siano state effettuate le operazioni di raccolta e ad esse siano sfuggiti residui suscettibili di apprensione da parte dell’avente diritto mediante ulteriore raccolta. Ne deriva che tale ipotesi non è invece configurabile quando le operazioni di raccolta non siano state compiute ed a maggior ragione quando il ciclo di raccolta dei frutti non sia neppure iniziato sussistendo in tal caso l’ipotesi di furto comune di cui all’art. 624 c.p.. Cass. pen. sez. V 5 settembre 2013 n. 36373
In tema di furto di tenue entità non rientra nella nozione di “grave ed urgente bisogno” l’esigenza di disporre di energia elettrica per svolgere la propria attività commerciale senza attivare per tempo le procedure necessarie ad ottenerne regolare fornitura. (La Corte ha precisato che la nozione di “grave ed urgente bisogno” si riferisce a necessità elementari e fondamentali di vita la cui mancata soddisfazione può esporre a pericolo il soggetto). Cass. pen. sez. IV 11 agosto 2008 n. 33307
La fattispecie incriminatrice del furto d’uso come previsto dall’articolo 626 comma secondo c.p. è inapplicabile se concorre taluna delle circostanze aggravanti indicate nei numeri 1 2 3 e 4 dell’art. 625 c.p. e tale condizione ostativa ricorre anche allorquando tali circostanze siano state valutate come equivalenti alle concesse attenuanti giacché tale statuizione rileva solo quoad poenam. Cass. pen. sez. IV 17 gennaio 2007 n. 1045
In tema di furto d’uso la riconsegna (salve le ipotesi di caso fortuito o di forza maggiore) della cosa sottratta allo scopo di farne uso temporaneo e con intento di successiva restituzione immediata rimane pur dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 1089 del 1988 un elemento caratterizzante dell’attenuata fattispecie incriminatrice non tanto perché l’omessa restituzione si risolve nel recesso dall’originario proposito implicante – anche quando la cosa sia stata contestualmente abbandonata – quella forma di impossessamento che è propria del furto comune ma soprattutto perché è proprio la riconsegna del bene che combinandosi con il profilo soggettivo caratterizzato dal proposito di restituzione l’elemento che riduce anche sotto il profilo oggettivo la gravità dell’illecito. Cass. pen. sez. II 22 gennaio 2004 n. 2075
Il furto d’uso (art. 626 c.p.) ipotesi attenuata del reato di furto dal quale non si differenzia per la condotta di sottrazione o impossessamento e per la natura e tipologia delle cose apprensibili può avere per oggetto qualsiasi cosa mobile suscettibile di valutazione patrimoniale e quindi qualsiasi documento sia per il suo valore cartaceo purché economicamente apprezzabile sia per il bene giuridico in esso rappresentato. È pertanto pienamente configurabile il furto d’uso nella deductio de loco in locum di disegni di macchine industriali al fine di estrarne copia e poi restituirli disegni che rappresentano per il dominus una evidente utilità patrimoniale ed economica. Cass. pen. sez. V 7 settembre 1999 n. 10515
Per la configurabilità del furto d’uso occorrono due elementi essenziali: il primo caratterizzato dal fine esclusivo di fare uso momentaneo della res sottratta; l’altro ha carattere oggettivo e concerne la restituzione che dopo l’uso deve essere effettuata. Tale restituzione deve essere volontaria e cioè deve presentarsi come libera attuazione dell’iniziale intenzione di restituire. Tutte le cause pertanto che determinano una coazione alla restituzione rendono applicabile il titolo comune di furto e così pure tutte le cause anche indipendenti dalla volontà del colpevole che impediscono la restituzione. Cass. pen. sez. IV 22 giugno 1990 n. 9090
Elemento costitutivo del delitto di furto d’uso previsto dall’art. 626 comma primo n. 1 c.p. è la restituzione immediata dopo l’uso (cui va equiparata la mancata restituzione dovuta a caso fortuito o a forza maggiore) della cosa al suo possessore da parte dell’autore della sottrazione. La restituzione se non implica la materiale consegna della refurtiva al derubato esige peraltro la reintegrazione di tale soggetto nel possesso della cosa (con riferimento al caso di specie la cassazione ha precisato che la reintegrazione non può consistere nell’abbandono della cosa – anche quando si tratti di autovettura – in luogo prossimo ad una caserma dei carabinieri posto che una tale condotta è idonea soltanto a rendere meno aleatorio il recupero della cosa ma non rimette questa nella disponibilità del possessore). Cass. pen. sez. VI 3 marzo 1990 n. 3104
Non è configurabile il tentativo in ordine al furto d’uso. Invero tale minore incriminazione del delitto di furto richiede quanto all’elemento oggettivo l’avvenuta restituzione e questa a sua volta presuppone l’avvenuto impossessamento della cosa sottratta e il susseguente uso sia pure momentaneo della cosa stessa. Né alla restituzione può essere equiparata la semplice intenzione di restituire. Da ciò consegue l’inammissibilità del tentativo che presuppone il non avvenuto impossessamento. Il furto d’uso non è configurabile quando ricorre una delle aggravanti previste nei primi quattro numeri dell’art. 625 c.p. Cass. pen. sez. II 14 giugno 1983 n. 5631
Il furto compiuto dal cleptomane non può considerarsi commesso per provvedere ad un grave e urgente bisogno ai sensi dell’art. 626 n. 2 c.p. Cass. pen. sez. II 11 aprile 1983 n. 2945