È ammissibile l’appello proposto dall’imputato, avverso la sentenza del giudice di pace di condanna alla pena della multa, ancorché non sia stato impugnato il capo relativo alla condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, in quanto l’art. 37 D.Lgs. n. 274 del 2000 deve essere coordinato con la disposizione di cui all’art. 574, comma quarto, cod. proc. pen.per la quale l’impugnazione proposta avverso i punti della sentenza riguardanti la responsabilità dell’imputato estende i suoi effetti agli altri punti che dipendano dai primi, fra i quali sono ricompresi quelli concernenti il risarcimento del danno, che ha il necessario presupposto nell’affermazione della responsabilità penale. Cass. pen. sez. V 10 ottobre 2016, n. 42779 Conforme Cass. pen. sez. II, 25 settembre 2018, n. 41510
È inammissibile l’appello incidentale che abbia ad oggetto non solo capi ma anche soltanto punti della decisione impugnata, diversi da quelli investiti dall’appello principale. Ne consegue che, poiché, in base alla previsione di cui all’art. 574, comma quarto, c.p.p.l’impugnazione avanzata dall’imputato contro la pronuncia di condanna penale estende oggettivamente i suoi effetti devolutivi alla pronuncia di condanna al risarcimento dei danni, se dipendente dal capo o punto impugnato, e poiché tale effetto estensivo non si produce in relazione alle autonome statuizioni concernenti le modalità e i criteri di liquidazione del risarcimento del danno, non è ammesso l’appello incidentale della parte civile su tali punti, quando l’appello principale dell’imputato abbia l’oggetto sopra indicato. Cass. pen. sez. V 14 aprile 2006, n. 13660
È qualificabile come appello e non come ricorso per cassazione l’impugnazione proposta dall’imputato avverso la sentenza del giudice di pace, con la quale sia inflitta condanna alla sola pena pecuniaria e siano disposte anche statuizioni civili, indipendentemente da una specifica impugnazione di queste ultime conseguenti alla pronuncia di condanna, in virtù dell’art. 574, comma quarto, c.p.p. il quale – prevedendo che l’impugnazione dell’imputato contro la pronuncia di condanna penale o di assoluzione estende i suoi effetti alla pronuncia di condanna alle restituzioni, al risarcimento dei danni e alle rifusioni delle spese processuali, se questa pronuncia dipende dal capo o dal punto impugnato – comporta la conseguenza di rendere appellabile anche la sentenza di condanna alla sola pena pecuniaria, se accompagnata da statuizioni civili. Cass. pen. sez. V 9 febbraio 2006, n. 5098
In tema di procedimento davanti al giudice di pace, l’impugnazione proposta dall’imputato avverso la sentenza di condanna alla sola pena pecuniaria, anche indipendentemente da una specifica impugnazione delle statuizioni civili conseguenti alla pronuncia di condanna, deve qualificarsi come appello e non come ricorso per cassazione, in virtù dell’estensione del disposto di cui all’art. 574 c.p.p.il quale prevede che l’impugnazione dell’imputato contro la pronuncia di condanna penale o di assoluzione estende i suoi effetti alla pronuncia di condanna alle restituzioni, al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese processuali, se questa pronuncia dipende dal capo o dal punto impugnato. Cass. pen. sez. V 7 luglio 2005, n. 45296
In tema di procedimento davanti al giudice di pace, va qualificata come appello l’impugnazione che l’imputato proponga contro la sentenza di condanna a pena pecuniaria anche in punto di responsabilità, atteso che, in tal caso, il disposto di cui all’art. 37, comma primo, seconda parte, del D.L.vo 28 agosto 2000 n. 274, secondo cui l’appello è ammesso quando venga impugnato il capo relativo alla condanna, anche generica, al risarcimento del danno, va coordinato con quello di cui all’art. 574, comma quarto, c.p.p. (applicabile anche nel procedimento davanti al giudice di pace, ai sensi dell’art. 2 del citato D.L.vo n. 274/2000), secondo cui «l’impugnazione dell’imputato contro la pronuncia di condanna penale o di assoluzione estende i suoi effetti alla pronuncia di condanna alle restituzioni, al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese processuali, se questa pronuncia dipende dal capo o dal punto impugnato». Cass. pen. sez. V ord. 25 gennaio 2005, n. 2270
In tema di appello, l’impugnazione avanzata dall’imputato contro la pronuncia di condanna penale, estende oggettivamente i suoi effetti devolutivi, in base alla previsione di cui all’art. 574, comma 4, c.p.p.anche alla pronuncia di condanna al risarcimento dei danni, ma solo nella parte in cui quest’ultima abbia diretta dipendenza dal capo o dal punto penale impugnato. (In applicazione di tale principio, la Corte ha escluso che possa considerarsi devoluta al giudice di appello la cognizione dei vizi interni riguardanti le statuizioni civili, concernenti le modalità di liquidazione delle restituzioni e del risarcimento del danno, non dedotti in uno specifico motivo di gravame). Cass. pen. sez. VI 12 marzo 2002, n. 10373
Nel processo penale, l’azione civile per le restituzioni ed il risarcimento del danno può essere esercitata solo a condizione che il giudizio si svolga anche nei confronti dell’imputato. Deve quindi escludersi ogni dubbio di legittimità costituzionale, in relazione agli artt. 3 e 24 della Costituzione, dell’art. 574 c.p.p. nella parte in cui questo non prevede che, oltre all’imputato, anche i suoi eredi, qualora egli sia deceduto nel corso del procedimento, possano impugnare i capi della sentenza contenenti le statuizioni civili, atteso che queste ultime perdono ogni efficacia quando, prima del passaggio in giudicato, sopravvenga la morte dell’imputato, non potendo, in tale ipotesi, neppure trovare applicazione il disposto di cui all’art. 578 c.p.p.che si riferisce soltanto all’eventualità di estinzione del reato per amnistia o per prescrizione. Cass. pen. sez. IV 9 gennaio 2001, n. 58
Poiché l’impugnazione dell’imputato contro la pronuncia di condanna penale, giusta la precisazione delimitativa dell’art. 574, comma 4, c.p.p.estende oggettivamente i suoi effetti devolutivi alla pronuncia di condanna al risarcimento dei danni, se quest’ultima dipende dal capo o dal punto gravato, impedendone la parziale irrevocabilità, è legittimamente proponibile dalla persona offesa costituita parte civile l’appello incidentale contro il capo della sentenza di condanna che riguarda l’azione civile e l’entità del danno risarcibile; la parte della sentenza investita dell’appello incidentale risulta infatti logicamente collegata ai capi ed ai punti oggetto dell’impugnazione principale, potendo la parte civile, inizialmente acquiescente, subire indubbiamente dalla modifica di questi una diretta ed immediata influenza negativa. Cass. pen. sez. III 31 agosto 1999, n. 10308