Art. 497 – Codice di Procedura Penale

(D.P.R. 22 settembre 1988, n. 477 - aggiornato al D.Lgs. 08.11.2021, n. 188)

Atti preliminari all'esame dei testimoni

Articolo 497 - codice di procedura penale

1. I testimoni (194 ss.) sono esaminati l’uno dopo l’altro nell’ordine prescelto dalle parti che li hanno indicati (498; att. 145, 149).
2. Prima che l’esame abbia inizio, il presidente avverte il testimone dell’obbligo di dire la verità. Salvo che si tratti di persona minore degli anni quattordici, il presidente avverte altresì il testimone delle responsabilità previste dalla legge penale per i testimoni falsi o reticenti (207; 372 c.p.) e lo invita a rendere la seguente dichiarazione: «Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza». Lo invita quindi a fornire le proprie generalità.
2 bis. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria, anche appartenenti ad organismi di polizia esteri, i dipendenti dei servizi di informazione per la sicurezza, (1) gli ausiliari, nonché le interposte persone, chiamati a deporre, in ogni stato e grado del procedimento, in ordine alle attività svolte sotto copertura ai sensi dell’articolo 9 della legge 16 marzo 2006, n. 146, e della L. 3 agosto 2007, n. 124, (2) e successive modificazioni, invitati a fornire le proprie generalità, indicano quelle di copertura utilizzate nel corso delle attività medesime (3).
3. L’osservanza delle disposizioni del comma 2 è prescritta a pena di nullità (181).

Articolo 497 - Codice di Procedura Penale

1. I testimoni (194 ss.) sono esaminati l’uno dopo l’altro nell’ordine prescelto dalle parti che li hanno indicati (498; att. 145, 149).
2. Prima che l’esame abbia inizio, il presidente avverte il testimone dell’obbligo di dire la verità. Salvo che si tratti di persona minore degli anni quattordici, il presidente avverte altresì il testimone delle responsabilità previste dalla legge penale per i testimoni falsi o reticenti (207; 372 c.p.) e lo invita a rendere la seguente dichiarazione: «Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza». Lo invita quindi a fornire le proprie generalità.
2 bis. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria, anche appartenenti ad organismi di polizia esteri, i dipendenti dei servizi di informazione per la sicurezza, (1) gli ausiliari, nonché le interposte persone, chiamati a deporre, in ogni stato e grado del procedimento, in ordine alle attività svolte sotto copertura ai sensi dell’articolo 9 della legge 16 marzo 2006, n. 146, e della L. 3 agosto 2007, n. 124, (2) e successive modificazioni, invitati a fornire le proprie generalità, indicano quelle di copertura utilizzate nel corso delle attività medesime (3).
3. L’osservanza delle disposizioni del comma 2 è prescritta a pena di nullità (181).

Note

(1) Le parole: «i dipendenti dei servizi di informazione per la sicurezza,» sono state inserite dall’art. 8, comma 1, del D.L. 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, nella L. 17 aprile 2015, n. 43.
(2) Le parole: «e della L. 3 agosto 2007, n. 124,» sono state inserite dall’art. 8, comma 1, del D.L. 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, nella L. 17 aprile 2015, n. 43.
(3) Questo comma è stato inserito dall’art. 8, comma 3, della L. 13 agosto 2010, n. 136.

Massime

Il mancato invito al teste a rendere la dichiarazione sacramentale di cui all’art. 497, comma secondo, c.p.p.configura una nullità relativa che, ai sensi dell’art. 182, comma secondo, c.p.p.deve essere eccepita dalla parte che vi assiste, prima che l’esame abbia inizio. Cass. pen. sez. VI 10 dicembre 2008, n. 45696

In caso di custodia cautelare all’estero in attesa di estradizione, è illegittima l’ordinanza che dichiari la contumacia dell’imputato in considerazione della mancanza di volontà da parte sua di essere consegnato all’autorità italiana, senza il previo accertamento, da compiersi con riferimento alla legislazione dello Stato richiesto, che il protrarsi della detenzione all’estero, e quindi la mancata comparizione, dipenda effettivamente dal comportamento dello stesso estradando. (Nella specie, la S.C. ha annullato con rinvio la sentenza della Corte di appello di Napoli che aveva proceduto in contumacia dell’imputato detenuto in Brasile sul presupposto che la condizione di custodia all’estero potesse cessare da un momento all’altro per libera scelta dell’imputato medesimo. Cass. pen. sez. V 25 gennaio 2002, n. 2956

La nullità comminata dell’art. 497, comma 3, c.p.p. per l’ipotesi in cui il testimone non renda la dichiarazione prevista dal comma 2 della medesima disposizione, ha natura relativa e va eccepita ex art. 182, comma 2, c.p.p. prima o subito dopo il compimento dell’atto, a nulla rilevando la fisica assenza degli imputati contumaci in quanto rappresentati dai rispettivi difensori ai sensi dell’art. 487, comma 2, c.p.p. Cass. pen. sez. I 4 maggio 1994, n. 5189

Non sussiste la nullità della deposizione testimoniale qualora, in un procedimento che prosegue secondo le disposizioni del codice di rito previgente, venga prestato giuramento con la formula prescritta dall’art. 497 nuovo codice di procedura penale, anziché con quella dell’art. 142 del codice di rito abrogato, in quanto in entrambe le formule sono contenuti gli stessi elementi essenziali e cioè l’avvertimento rivolto al teste circa la responsabilità morale e giuridica assunta e l’impegno a dire la verità. Cass. pen. sez. II 4 novembre 1991, n. 10973

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