Nell’espropriazione presso terzi, l’oggetto del pignoramento è costituito non dalla quota del credito per il quale l’esecutante agisce in forza del titolo esecutivo notificato (art. 543 c.p.c.), ma la somma di cui il terzo è debitore, costituendo il credito indicato dall’esecutante soltanto il limite della pretesa fatta valere in executivis, sicché l’intervento di altri creditori ai sensi dell’art. 551 c.p.c., incontra nella distribuzione l’unico limite delle somme dovute dal terzo, ma non anche l’ulteriore limite del credito per il quale ha agito in executivis il creditore pignorante. Tale principio trova applicazione anche a favore del creditore pignorante intervenuto. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 16 del 29 gennaio 2000
Nella esecuzione forzata per espropriazione mobiliare presso terzi di un credito, l’ammontare del credito per cui si procede non assume la funzione di limitare l’oggetto del pignoramento alla corrispondente parte del maggior credito indicato nell’atto di pignoramento come oggetto dello stesso, onde, qualora il terzo faccia dichiarazione positiva dell’esistenza del credito, i creditori intervenuti possono soddisfare i loro crediti sull’intera somma oggetto del credito pignorato. (Nella specie il creditore procedente aveva genericamente pignorato le somme dovute dal terzo al debitore quale suo tesoriere, senza limitare il pignoramento all’ammontare corrispondente al suo credito). Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 798 del 29 gennaio 1999
Nella esecuzione presso terzi di somme di denaro o di prestazioni continuative di somme di denaro oggetto del pignoramento è non tanto una quota pari al credito per il quale l’esecutato agisce in forza del titolo esecutivo notificato, quanto la somma, unitaria e frazionata nel tempo, di cui il terzo è debitore. Il credito indicato dall’esecutante, a norma dell’art. 543, comma 2, n. 1, c.p.c., costituisce, infatti, soltanto il limite della pretesa fatta valere in executivis, sicché l’intervento di altri creditori, previsto dall’art. 551 c.p.c. — il quale rinvia agli artt. 525 e seguenti — incontra, nella distribuzione, l’unico limite delle somme dovute dal terzo, ma non anche l’ulteriore limite del credito per il quale ha agito in executivis il creditore pignorante. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4584 del 22 aprile 1995
I creditori intervenuti nel procedimento di espropriazione presso terzi e gli altri creditori intervenienti tardivamente (e come tali aventi diritto, a norma dell’art. 528 c.p.c., richiamato dall’art. 551 c.p.c. sull’intervento dei creditori nel procedimento di espropriazione presso terzi, a concorrere, se privilegiati, alla distribuzione della somma ricavata in ragione dei loro diritti di prelazione, e, se non privilegiati, a profittare dell’eventuale residuo che rimanga dopo la soddisfazione del creditore precedente e degli altri intervenuti in precedenza), non possono essere pregiudicati da eventuali accordi tra il terzo pignorato ed il debitore esecutato circa il credito colpito dalla esecuzione, o da rinunce da parte del debitore medesimo, o del creditore procedente, al credito anzidetto. Pertanto, deve ritenersi che il giudicato, che abbia riconosciuto la sussistenza di una convenzione tra creditore procedente, debitore esecutato e terzo, abbia piena efficacia nei confronti dei soggetti di tale negozio, mentre ne sia privo nei confronti degli altri eventuali creditori dell’esecutato, che, pur non essendo intervenuti nel processo esecutivo nel termine di cui all’art. 551 c.p.c. (udienza dinanzi al pretore in cui il terzo rende o dovrebbe rendere la dichiarazione), siano intervenuti tardivamente. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1427 del 30 maggio 1963
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