Art. 385 – Codice di Procedura Civile

(R.D. 28 ottobre 1940, n. 1443 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Provvedimenti sulle spese

Articolo 385 - codice di procedura civile

La Corte, se rigetta il ricorso, condanna il ricorrente alle spese (91, 391).
Se cassa senza rinvio (382) o per violazione delle norme sulla competenza (382), provvede sulle spese di tutti i precedenti giudizi, liquidandole essa stessa o rimettendone la liquidazione al giudice che ha pronunciato la sentenza cassata.
Se rinvia (392 ss.) la causa ad altro giudice, può provvedere sulle spese del giudizio di cassazione o rimetterne la pronuncia al giudice di rinvio (383).
[Quando pronuncia sulle spese, anche nelle ipotesi di cui all’articolo 375, la Corte, anche d’ufficio, condanna, altresì, la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma, equitativamente determinata, non superiore al doppio dei massimi tariffari, se ritiene che essa ha proposto il ricorso o vi ha resistito anche solo con colpa grave] (1).

Articolo 385 - Codice di Procedura Civile

La Corte, se rigetta il ricorso, condanna il ricorrente alle spese (91, 391).
Se cassa senza rinvio (382) o per violazione delle norme sulla competenza (382), provvede sulle spese di tutti i precedenti giudizi, liquidandole essa stessa o rimettendone la liquidazione al giudice che ha pronunciato la sentenza cassata.
Se rinvia (392 ss.) la causa ad altro giudice, può provvedere sulle spese del giudizio di cassazione o rimetterne la pronuncia al giudice di rinvio (383).
[Quando pronuncia sulle spese, anche nelle ipotesi di cui all’articolo 375, la Corte, anche d’ufficio, condanna, altresì, la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma, equitativamente determinata, non superiore al doppio dei massimi tariffari, se ritiene che essa ha proposto il ricorso o vi ha resistito anche solo con colpa grave] (1).

Note

(1) Questo comma, aggiunto dall’art. 13 del D.L.vo 2 febbraio 2006, n. 40, è stato abrogato dall’art. 46, comma 20, della L. 18 giugno 2009, n. 69, a decorrere dal 4 luglio 2009. Ai sensi dell’art. 58, comma 1, della predetta legge, tale disposizione si applica ai giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore.

Massime

In presenza di una pronuncia di cassazione con rinvio, avente ad oggetto una decisione a contenuto non definitivo, il giudice del rinvio è tenuto alla sola liquidazione delle spese del giudizio di legittimità e di quello di rinvio aventi ad oggetto la predetta sentenza non definitiva, laddove le spese relative all’intero giudizio di merito in cui la predetta decisione non definitiva si inserisce devono essere liquidate e regolate dal giudice che pronuncia la relativa sentenza definitiva, con la quale lo stesso opera la valutazione unitaria e globale della soccombenza. Cassazione civile, Sez. II, ordinanza n. 22650 del 19 ottobre 2020

La condanna ex art. 96, comma 3, c.p.c., applicabile d’ufficio in tutti i casi di soccombenza, configura una sanzione di carattere pubblicistico, autonoma ed indipendente rispetto alle ipotesi di responsabilità aggravata ex art. 96, commi 1 e 2, c.p.c., e con queste cumulabile, volta alla repressione dell’abuso dello strumento processuale; la sua applicazione, pertanto, richiede, quale elemento costitutivo della fattispecie, il riscontro non dell’elemento soggettivo del dolo o della colpa grave, bensì di una condotta oggettivamente valutabile alla stregua di “abuso del processo”, quale l’avere agito o resistito pretestuosamente. Cassazione civile, Sez. VI-II, ordinanza n. 20018 del 24 settembre 2020

Il ricorso per cassazione proposto dall’ex rappresentante di società estinta è inammissibile, perché per la sua proposizione occorre la procura speciale, sicchè non può valere l’ultrattività di procure in precedenza rilasciate e nemmeno può esserne rilasciata una nuova, stante la necessità che il relativo conferimento provenga da un soggetto esistente e capace di stare in giudizio; ne consegue la condanna alle spese in proprio del detto rappresentante, in quanto, salvo che particolari condizioni o circostanze o elementi anche indiziari non lo richiedano, non corrisponde ad uno specifico dovere professionale dell’avvocato, che si limita ad autenticarne la sottoscrizione, verificare costantemente la persistenza della qualità di legale rappresentante della persona fisica che gli conferisce il mandato, che ha invece l’onere di conoscere la cessata persistenza dei propri poteri e di renderne preventivamente ed adeguatamente edotto il suo difensore. Cassazione civile, Sez. Lav., ordinanza n. 1392 del 22 gennaio 2020

L’inammissibilità del ricorso per cassazione per avere il difensore agito senza valida procura comporta che, non riverberando l’attività dello stesso alcun effetto sulla parte, lo stesso difensore sia parte nel processo in ordine alla questione d’inammissibilità del ricorso per difetto della procura speciale a ricorrere per cassazione. Pertanto, nel caso in cui la Suprema Corte non ritenga che sussistano giusti motivi di compensazione, la condanna alle spese va pronunciata a carico del difensore stesso, quale unica controparte del controricorrente nel giudizio di legittimità. Cassazione civile, Sez. VI-1, ordinanza n. 25435 del 10 ottobre 2019

La proposizione di un ricorso per cassazione in palese violazione dell’art. 366 c.p.c., tale da concretare un errore grossolano del difensore nella redazione dell’atto, giustifica la condanna della parte – che risponde delle condotte del proprio avvocato ex art. 2049 c.c. – al risarcimento dei danni per responsabilità processuale aggravata ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c.. Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 14035 del 23 maggio 2019

Nel caso in cui la cessazione della materia del contendere sia dichiarata in sede di legittimità, la Corte decide sulle spese secondo il principio della soccombenza virtuale e, stante la natura e gli effetti di quella declaratoria (estinzione del processo e caducazione delle sentenze rese nei gradi di merito), provvede direttamente al regolamento delle spese dell’intero processo, in forza del combinato disposto degli artt. 384 e 385 c.p.c. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14267 del 8 giugno 2017

La Corte di cassazione, adita con regolamento preventivo di giurisdizione, provvede sulle spese anche del giudizio di merito pendente dinanzi al giudice italiano, – in applicazione analogica dell’art. 385, comma 2, c.p.c. ed al fine di agevolare la celere definizione della controversia, giusta il principio di sua ragionevole durata ex art. 111 Cost. – quando questo sia destinato a non più proseguire per il rilevato difetto di giurisdizione di detto giudice, essendo a tali limitati effetti la situazione equiparabile a quella, prevista dalla citata norma del codice di rito, di cassazione senza rinvio. Cassazione civile, Sez. Unite, ordinanza n. 13725 del 6 luglio 2016

Spetta alla Corte di cassazione adita in sede di ricorso contro la sentenza di appello del giudice di merito pronunciarsi, ai sensi dell’art. 385 c.p.c., con la sentenza di rigetto, sul diritto al rimborso delle spese processuali affrontate dalla parte vittoriosa per resistere all’istanza di sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza impugnata, proposta in virtù dell’art. 373 c.p.c., i cui atti relativi al conseguente procedimento incidentale sono producibili ai sensi dell’art. 372 c.p.c., non potendo essere allegati anteriormente alla proposizione del ricorso, che costituisce il presupposto logico-temporale del suddetto procedimento. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 19544 del 30 settembre 2015

La cassazione senza rinvio sulle statuizioni relative ai capi principali della sentenza comporta la caducazione anche di quelli accessori sulle spese di lite, che dai primi dipendono, da cui la necessità di provvedere, ai sensi dell’art. 385, secondo comma, cod. proc. civ., in ordine alle spese processuali delle fasi precedenti, mentre, ove la cassazione investa solamente i capi accessori, non occorre procedere a detta liquidazione per le fasi precedenti attesa l’assenza di un rapporto di dipendenza, sicchè, la liquidazione delle spese deve essere limitata al giudizio di legittimità. Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15123 del 2 luglio 2014

Nel giudizio di cassazione, quando il ricorso sia rigettato, ma il controricorso sia inammissibile per mancanza di motivi ed il controricorrente non abbia svolto alcuna attività difensiva, nessun provvedimento dev’essere adottato in ordine alle spese. Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 12171 del 26 maggio 2009

Nel giudizio di cassazione configura un ipotesi di colpa grave tale da legittimare l’irrogazione, a carico del soccombente, dell’ulteriore somma di cui all’art. 385, quarto comma, cod. proc. civ., aggiunto dalla legge n. 40 del 2006, il caso del ricorrente che, oltre ad omettere negligentemente la formulazione dei quesiti di diritto, si sia limitato a riproporre le questioni di merito precedentemente dedotte, senza cogliere le “rationes decidendi” e reiterando censure del tutto generiche ed inidonee a configurare i profili di erroneità della sentenza impugnata. Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4829 del 27 febbraio 2009

In tema di spese giudiziali, configura ipotesi di colpa grave – tale da legittimare l’irrogazione, a carico del soccombente, dell’ulteriore somma di cui all’art. 385, quarto comma, cod. proc. civ., introdotto dalla d.lgs. n. 40 del 2006 – l’aver proposto il ricorso per cassazione a mezzo di un difensore privo di procura speciale (richiesta testualmente dall’art. 365 cod. proc. civ.) ed agente in forza di una procura generale, rilasciata anteriormente alla data di emanazione della sentenza impugnata, stante il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui è indispensabile la posteriorità della procura. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 2636 del 4 febbraio 2009

Affinché sussistano le condizioni per l’applicazione dell’art. 385, ultimo comma, c.p.c. — introdotto dall’art. 13 del D.L.vo n. 40 del 2006 — occorre la dimostrazione, eventualmente in via indiziaria, che la parte soccombente abbia agito, se non con dolo, almeno con colpa grave, intendendosi con tale formula la condotta consapevolmente contraria alle regole generali di correttezza e buona fede tale da risolversi in un uso strumentale ed illecito del processo, in violazione del dovere di solidarietà di cui all’art. 2 della Costituzione, non essendo sufficiente la mera infondatezza, anche manifesta, delle tesi prospettate. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 25831 del 11 dicembre 2007

In tema di giudizio di cassazione non configura ipotesi di colpa grave — tale da legittimare l’irrogazione, a carico del soccombente, dell’ulteriore somma di cui all’art. 385, quarto comma, c.p.c., introdotto dall’art. 13 del D.L.vo n. 40 del 2006 — l’aver proposto come motivo di ricorso, peraltro non esaminato dal collegio giudicante, una questione che presenta nella giurisprudenza della Corte di cassazione aspetti problematici, avendo trovato soluzioni diverse in varie pronunce. Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22658 del 29 ottobre 2007

Poiché non si rinviene nell’ordinamento una norma che espressamente regoli il regime delle spese del giudizio di merito nell’ipotesi in cui la Corte di cassazione dichiara il difetto di giurisdizione del giudice italiano nei confronti dello straniero, deve farsi applicazione analogica dell’art. 385, secondo comma, c.p.c. equiparando, ai limitati fini delle spese, tale pronuncia a quella di cassazione senza rinvio; infatti, non è ipotizzabile che venga omessa una regolazione delle spese del giudizio di merito, né che la parte interessata possa instaurare autonomo giudizio per il recupero, ostandovi il principio generale secondo cui le spese devono essere liquidate dal giudice della causa cui si riferiscono. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 4634 del 28 febbraio 2007

Il giudice del rinvio, al quale la causa sia rimessa dalla Corte di cassazione anche perché provveda sulle spese del giudizio di legittimità, è tenuto a provvedere sulle spese delle fasi di impugnazione, se rigetta l’appello, e sulle spese dell’intero giudizio, se riforma la sentenza di primo grado, secondo il principio della soccombenza applicato all’esito globale del giudizio, piuttosto che ai diversi gradi del giudizio ed al loro risultato. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7243 del 29 marzo 2006

Nel caso in cui la materia del contendere su cui è stata pronunciata la sentenza di merito sia cessata, e la causa prosegua in cassazione solo in funzione della decisione da assumere in ordine alla ripartizione delle spese processuali, la Corte — previa valutazione di fondatezza della originaria domanda — decide sulle spese secondo il principio della soccombenza virtuale e, stante la natura e gli effetti della dichiarazione di cessazione della materia del contendere (estinzione del processo e caducazione delle sentenze di merito), pronuncia direttamente in ordine alle spese dell’intero processo in base al combinato disposto degli artt. 384 e 385 c.p.c. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17334 del 25 agosto 2005

Il giudice del rinvio cui la causa sia stata rimessa anche per provvedere sulle spese del giudizio di legittimità deve attenersi al principio della soccombenza applicato all’esito globale del processo, piuttosto che ai diversi gradi del giudizio e al loro risultato, con la conseguenza che la parte vittoriosa nel giudizio di cassazione e tuttavia soccombente in rapporto all’esito finale della lite può essere legittimamente condannata al rimborso delle spese in favore dell’altra parte anche per il grado di cassazione. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4909 del 10 marzo 2004

Il giudice del giudizio di rinvio deve provvedere, anche d’ufficio, alla regolamentazione delle spese relative a tutte le fasi del giudizio di merito, secondo il principio della soccombenza da rapportare unitariamente all’esito finale della causa; in particolare, se riforma la sentenza di primo grado, egli ha il potere di rinnovare totalmente la regolamentazione delle spese sulla base dell’esito finale della lite, ed in conseguenza di questo apprezzamento unitario, può pervenire anche ad una compensazione totale o parziale delle spese dell’intero giudizio, mentre, se rigetta l’appello, è tenuto a provvedere alle sole spese della fase di impugnazione. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9690 del 18 giugno 2003

Nel caso in cui la Corte di cassazione rilevi, nella sentenza resa dal giudice di merito (nella specie, che giudicava a seguito di annullamento con rinvio), il denunciato vizio di omessa pronunzia sul capo delle spese, non trovano applicazione né il disposto dell’art. 384 c.p.c. (nella parte in cui consente la decisione nel merito), il quale non può operare allorché il ricorso venga accolto per vizi in procedendo, né quello di cui all’art. 385 c.p.c., che le attribuisce il potere di provvedere essa stessa sulle spese, il quale presuppone sempre la cassazione senza rinvio o la declaratoria di incompetenza del giudice adito. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14075 del 1 ottobre 2002

In tema di spese processuali, la cassazione con rinvio anche di un solo capo di una sentenza d’appello si estende alla statuizione relativa alle spese processuali, con la conseguenza che il giudice di rinvio, se riforma la sentenza di primo grado, ha il potere di rinnovare totalmente la regolamentazione delle spese alla stregua dell’esito finale della lite e, in conseguenza di questo apprezzamento unitario, di pervenire anche ad un provvedimento di compensazione totale o parziale delle spese dell’intero giudizio. Più in particolare il giudice di rinvio è tenuto a provvedere sulle spese dell’intero giudizio di merito se riforma la sentenza di primo grado, ovvero sulle spese delle fasi d’impugnazione se rigetta l’appello. (Nella specie il giudice di rinvio aveva riliquidato l’indennizzo attribuito dal Tribunale e motivatamente compensato le spese dell’intero giudizio, nonostante che nelle precedenti fasi di merito fossero state emesse statuizioni, non impugnate dal soccombente, favorevoli sul punto alla parte definitivamente vittoriosa. In base all’esposto principio la Cassazione ha ritenuto che la pronuncia del giudice di rinvio, di compensazione totale delle spese processuali, non avesse violato il giudicato interno e che non fosse affetta dal vizio di extrapetizione). Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5987 del 23 aprile 2001

La proposizione dell’istanza di regolamento necessario di competenza avverso una sentenza pronunciata esclusivamente sulla competenza e sulle spese determina l’obbligo, per la Corte di Cassazione investita della questione, di statuire, in applicazione analogica del principio di cui all’art. 385, comma secondo, c.p.c., anche sulle spese processuali del giudizio dinanzi al giudice di merito (e non soltanto su quelle relative al giudizio per regolamento instaurato dinanzi a sé), senza la necessità che il relativo capo della pronuncia sia investito da un mezzo ordinario di impugnazione, sempre che la Corte stessa dichiari una diversa competenza rispetto a quella indicata nella sentenza impugnata, determinandosi, in tal caso, la caducazione di quest’ultima non soltanto in relazione al capo della competenza, ma anche a quello relativo alle spese, in conseguenza dell’effetto espansivo dell’impugnazione di cui all’art. 336, comma primo c.p.c. Qualora, viceversa, la Corte di legittimità non ravvisi una violazione delle norme sulla competenza nella sentenza impugnata, la sua pronuncia, emessa a norma dell’art. 49 c.p.c., non elimina la sentenza del giudice di merito ma, giungendo alla stessa statuizione, si sovrappone ad essa, con la conseguenza che la relativa decisione sulle spese non ne rimane travolta, e con la conseguenza, ancora, che, in tale ipotesi, nessun provvedimento sulle spese del giudizio di merito compete alla Corte stessa. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10232 del 4 agosto 2000

L’art. 385, comma 2, c.p.c., secondo cui la Corte di cassazione, se cassa la sentenza impugnata per violazione delle norme sulla competenza, provvede sulle spese di tutti i precedenti giudizi, si riferisce all’ipotesi più comune di accertata incompetenza risalente al giudizio di primo grado. Nel caso in cui invece la sentenza di primo grado, pronunciata da giudice competente, sia stata appellata davanti a giudice privo della relativa competenza, che abbia omesso di rilevare tale difetto, l’annullamento disposto in esito al giudizio di cassazione travolge solo la sentenza d’appello, cosicché la Corte di cassazione deve limitarsi a provvedere solo sulle spese dei giudizi d’appello e di cassazione. (Nella specie in una causa di lavoro promossa nei confronti dell’Ente Ferrovie dello Stato il giudice d’appello era stato erroneamente individuato secondo i criteri del foro erariale). Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 309 del 16 gennaio 1996

Il rigetto del ricorso per cassazione non comporta, in favore della parte intimata che si sia limitata a depositare solo la procura speciale e non abbia partecipato alla discussione, né la liquidazione degli onorari, non costituendo detta procura un elemento unicamente indicativo della prestazione relativa allo studio della controversia, né l’attribuzione delle spese della procura stessa, essendo tale atto rimasto isolato nell’ambito del giudizio di cassazione e dovendosi per conseguenza considerare del tutto superflue le spese relative. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1153 del 4 febbraio 1994

Con la declaratoria di difetto di giurisdizione del giudice adito, resa in sede di decisione di ricorso ovvero di regolamento di giurisdizione, le S.U. della S.C. hanno il potere di provvedere sulle spese di tutte le fasi del giudizio, incluse quelle in precedenza svoltesi davanti al giudice amministrativo od altro giudice speciale, trattandosi di pronuncia riconducibile nella previsione dell’art. 385 secondo comma c.p.c. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 161 del 10 gennaio 1991

Il ricorrente, il cui ricorso sia dichiarato improcedibile, ai sensi dell’art. 369 c.p.c., perché non depositato entro il ventesimo giorno dalla sua notifica, è tenuto al pagamento delle spese del giudizio di cassazione in favore del resistente. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3514 del 27 aprile 1990

La norma di cui all’art. 385 secondo comma c.p.c., che prevede la liquidazione delle spese di tutti i precedenti giudizi in caso di cassazione per violazione delle norme sulla competenza, si riferisce alle spese in concreto provocate dalla trattazione della questione di competenza, e, pertanto, non è applicabile a quelle provocate dalle questioni di diverso contenuto, condizionate dalla pronuncia (implicitamente od esplicitamente) positiva del giudice del merito sulla competenza negata dalla Suprema Corte, che devono essere riservate al giudice designato. Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2352 del 12 aprile 1984

La sentenza con la quale la Corte di cassazione, nel cassare senza rinvio la decisione impugnata, ometta di provvedere in ordine alle spese dei precedenti gradi di giudizio, non è viziata da un mero errore materiale, correggibile con la procedura di cui all’art. 288 c.p.c., ma presenta una vera e propria omissione del provvedimento decisorio sull’onere delle spese dei precedenti gradi di giudizio, che potrebbe essere anche di compensazione; essa non è perciò suscettibile di integrazione con la procedura di correzione degli errori materiali. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4 del 8 gennaio 1979

Per la disposizione dell’art. 385 cpv. I del nuovo codice di procedura civile quando la Corte Suprema cassa una sentenza per violazione delle norme sulla competenza, deve provvedere sulle spese anche dei precedenti giudizi, ma può rimettere la liquidazione al giudice che ha pronunciato la sentenza cassata. Cassazione civile, sentenza n. 2268 del 29 luglio 1942

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