Art. 360 bis – Codice di Procedura Civile

(R.D. 28 ottobre 1940, n. 1443 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Inammissibilità del ricorso

Articolo 360 bis - codice di procedura civile

(1) Il ricorso è inammissibile:
1) quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa;
2) quando è manifestamente infondata la censura relativa alla violazione dei principi i regolatori del giusto processo.

Articolo 360 bis - Codice di Procedura Civile

(1) Il ricorso è inammissibile:
1) quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa;
2) quando è manifestamente infondata la censura relativa alla violazione dei principi i regolatori del giusto processo.

Note

(1) Questo articolo è stato inserito dall’art. 47, comma 1, lett. a), della L. 18 giugno 2009, n. 69, a decorrere dal 4 luglio 2009. Ai sensi dell’art. 58, comma 1, della predetta legge, tale disposizione si applica ai giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Si veda l’art. 58, comma 5, della predetta L. 18 giugno 2009, n. 69 che così dispone: «5. Le disposizioni di cui all’articolo 47 si applicano alle controversie nelle quali il provvedimento impugnato con il ricorso per cassazione è stato pubblicato ovvero, nei casi in cui non sia prevista la pubblicazione, depositato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge.».

Massime

Ai fini del riconoscimento del modico valore di una donazione, l’art. 783 c.c. non detta criteri rigidi cui ancorare la relativa valutazione, dovendosi essa apprezzare alla stregua di due elementi di valutazione la cui ricorrenza, involgendo un giudizio di fatto ed imponendo il contemperamento di dati analitici, è rimessa all’apprezzamento del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità, se non ai sensi dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c.: quello obiettivo, correlato al valore del bene che ne è oggetto, e quello soggettivo, per il quale si tiene conto delle condizioni economiche del donante. Ne consegue che l’atto di liberalità, per essere considerato di modico valore, non deve mai incidere in modo apprezzabile sul patrimonio del donante. Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3858 del 17 febbraio 2020

L’impugnazione di una pluralità di sentenze con un unico atto è consentita solo quando queste siano tutte pronunciate fra le medesime parti e nell’ambito di un unico procedimento, ancorché in diverse fasi o gradi (come nel caso della sentenza non definitiva oggetto di riserva di impugnazione e della successiva sentenza definitiva; della sentenza revocanda e di quella conclusiva del giudizio di revocazione; della sentenza di rinvio e di quella di rigetto della istanza di revocazione, allorché le due impugnazioni siano rivolte contro capi identici o almeno connessi delle due pronunzie, ovvero di sentenze di grado diverso pronunciate nella medesima causa, che investano l’una il merito e l’altra una questione pregiudiziale), mentre è inammissibile il ricorso per cassazione proposto, contestualmente e con un unico atto, contro sentenze diverse, pronunciate dal giudice del merito in procedimenti formalmente e sostanzialmente distinti, che concernano soggetti anch’essi parzialmente diversi. (Nella specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalle parti soccombenti in quattro diversi giudizi d’appello, da esse separatamente promossi contro una comune convenuta, l’Agenzia delle entrate, aventi ad oggetto l’impugnativa di uno stesso avviso di liquidazione d’imposta, loro notificato in qualità di coobbligate in solido). Cassazione civile, Sez. TRI, sentenza n. 33895 del 19 dicembre 2019

L’art. 360 bis c.p.c. è inapplicabile al regolamento preventivo di giurisdizione, la cui funzione è quella di provocare una decisione che accerti, in via definitiva ed immediata, se il giudice adito abbia o meno giurisdizione e, comunque, a quale giudice essa appartenga, giacché, da un lato, ove la soluzione della questione di giurisdizione fosse riconducibile all’ambito dell’art. 360 bis, n. 1, c.p.c., in ogni caso occorrerebbe una statuizione in merito ad opera della Corte di cassazione, mentre, dall’altro, l’art. 360 bis, n. 2, c.p.c. risulterebbe comunque sempre applicabile, ma in positivo, risultando l’individuazione della giurisdizione, per definizione, conforme alla logica del giusto processo. Cassazione civile, Sez. Unite, ordinanza n. 3886 del 8 febbraio 2019

Ai fini della verifica della condizione di ammissibilità del motivo di ricorso per cassazione, indicata dall’art. 360 bis n. 1 c.p.c., l’onere di individuare decisioni e argomenti sui quali l’orientamento contestato si fonda, senza limitarsi a dichiarare la propria posizione di contrasto con la giurisprudenza di legittimità, sussiste solo nell’ipotesi di un orientamento di legittimità consolidato nella materia oggetto di controversia, contrario alla tesi di parte ricorrente. Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 19190 del 2 agosto 2017

In tema di ricorso per cassazione, lo scrutinio ex art. 360-bis, n. 1, c.p.c., da svolgersi relativamente ad ogni singolo motivo e con riferimento al momento della decisione, impone, come si desume in modo univoco dalla lettera della legge, una declaratoria d’inammissibilità, che può rilevare ai fini dell’art. 334, comma 2, c.p.c., sebbene sia fondata, alla stregua dell’art. 348-bis c.p.c. e dell’art. 606 c.p.p., su ragioni di merito, atteso che la funzione di filtro della disposizione consiste nell’esonerare la Suprema Corte dall’esprimere compiutamente la sua adesione al persistente orientamento di legittimità, così consentendo una più rapida delibazione dei ricorsi “inconsistenti”. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 7155 del 21 marzo 2017

Il ricorso per cassazione che non offra elementi per modificare la giurisprudenza di legittimità, a cui la sentenza impugnata è conforme, deve essere rigettato in rito e non nel merito ai sensi dell’art. 360 bis, n. 1, c.p.c., che, nell’evocare un presupposto processuale, ha introdotto una griglia valutativa di ammissibilità, in luogo di quella anteriore costituita dal quesito di diritto, ponendo a carico del ricorrente un onere argomentativo, il cui parametro di valutazione è costituito dal momento della proposizione del ricorso. Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 23586 del 18 novembre 2015

L’art. 360 bis c.p.c. si applica non solo laddove la giurisprudenza della Corte di cassazione già abbia giudicato nello stesso modo della sentenza di merito la specifica fattispecie proposta dal ricorrente, ma anche quando il caso concreto non sia stato deciso e, tuttavia, si presti palesemente ad essere facilmente ricondotto, secondo i principi applicati da detta giurisprudenza, a casi assolutamente consimili, e comunque in base alla logica pacificamente affermata con riguardo all’esegesi di un istituto nell’ambito del quale la vicenda particolare pacificamente si iscriva. Cassazione civile, Sez. VI-3, ordinanza n. 7450 del 25 marzo 2013

In tema di ricorso per cassazione, la “violazione dei principi regolatori del giusto processo”, di cui all’art. 360 bis, primo comma, n. 2 c.p.c., non integra un nuovo motivo di ricorso accanto a quelli previsti dall’art. 360, primo comma, c.p.c., in quanto il legislatore ha unicamente segnato le condizioni per la sua rilevanza mediante l’introduzione di uno specifico strumento con funzione di “filtro”, sicché sarebbe contraddittorio trarne la conseguenza di ritenere ampliato il catalogo dei vizi denunciabili. (Nella specie, il ricorrente deduceva, quale motivo autonomo, le violazioni dei principi regolatori del giusto processo in relazione all’obbligo di motivazione e alla garanzia del diritto di difesa anche per il mancato completamento della prova testimoniale; la S.C., enunciando l’anzidetto principio, ha ritenuto la censura inammissibile). Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 18551 del 29 ottobre 2012

Il ricorso per cassazione basato su un consolidato orientamento della Corte di legittimità non può ritenersi “manifestamente fondato”, ai fini dell’applicabilità della procedura prevista dall’art. 360 bis c.p.c., quando il controricorrente adduca validi argomenti critici a sostegno della tesi accolta dal giudice di merito, ed in contrasto con quella adottata dalla Cassazione. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10027 del 19 giugno 2012

Il ricorso per cassazione, col quale la parte, pur risultando edotta del contenuto del fascicolo di controparte oggetto di ricostruzione e pur essendo in grado quindi d’indicare eventuali documenti abusivamente introdotti, si limiti a denunciare, con motivo di carattere puramente formale, la violazione del contraddittorio per avere il giudice di merito impiegato ai fini della decisione il fascicolo ricostruito senza aver esplicitamente autorizzato la ricostruzione e senza aver provocato il contraddittorio al riguardo, è inammissibile per manifesta infondatezza della censura. (Principio affermato ai sensi dell’art. 360 bis, n. 2, c.p.c.). Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7648 del 16 maggio 2012

Il ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile, ai sensi dell’art. 360 bis, n. 2, c.p.c., se è manifestamente infondata la censura concernente la violazione dei “principi regolatori del giusto processo” e cioè delle regole processuali, ma non già quando sia manifestamente infondata la censura concernente il vizio di motivazione della sentenza impugnata, proposta ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c.. Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7558 del 15 maggio 2012

Secondo quanto indicato nell’art. 360 bis n. 1 c.p.c., applicabile anche all’istanza di regolamento di competenza, al fine di richiedere alla Corte di cassazione di rivedere la propria giurisprudenza è necessario offrire argomenti che siano univocamente rivolti a provocare un superamento dell’orientamento contestato attraverso valutazioni critiche dell’indirizzo predetto, non essendo sufficiente il riferimento ad altri non uniformi orientamenti della Corte stessa. Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 13202 del 16 giugno 2011

In caso di ricorso alle Sezioni Unite della Corte di cassazione per motivi attinenti alla giurisdizione, ove la sentenza impugnata abbia deciso la questione di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della S.C., è onere del ricorrente, ai sensi dell’art. 360 bis, primo comma, n. 1, cod. proc. civ., offrire elementi per mutare l’orientamento della stessa, dovendosi, in mancanza, rigettare il motivo per manifesta infondatezza. (Nella specie, relativa ad un licenziamento intimato dall’Ambasciata di uno Stato estero, la corte territoriale, in adesione alla consolidata giurisprudenza della S.C., aveva ritenuto la propria giurisdizione attesa la natura meramente retributiva delle pretese azionate, che non richiedevano accertamenti idonei ad interferire sul nucleo essenziale delle funzioni pubblicistiche della rappresentanza diplomatica). Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 8923 del 19 aprile 2011

La condizione di ammissibilità del ricorso, indicata nell’art. 360 bis, n. 1, c.p.c., introdotta dall’art. 47 della legge 69 del 2009, non è integrata dalla mera dichiarazione, espressa nel motivo, di porsi in contrasto con la giurisprudenza di legittimità, laddove non vengano individuate le decisioni e gli argomenti sui quali l’orientamento contestato si fonda.

La condizione di ammissibilità del ricorso indicata dell’art. 360 bis, n. 1, c.p.c. si applica anche al regolamento di competenza, dal momento che tale impugnazione mutua la sua disciplina da quella del ricorso per cassazione ordinario. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3142 del 8 febbraio 2011

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