Art. 168 – Codice di Procedura Civile

(R.D. 28 ottobre 1940, n. 1443 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Iscrizione della causa a ruolo e formazione del fascicolo d'ufficio

Articolo 168 - codice di procedura civile

All’atto della costituzione dell’attore (165) o, se questi non si è costituito, all’atto della costituzione del convenuto (166), su presentazione della nota d’iscrizione a ruolo (71, 72 att.), il cancelliere iscrive la causa nel ruolo generale (38 att.).
Contemporaneamente il cancelliere forma il fascicolo d’ufficio (320; 36 att.), nel quale inserisce la nota di iscrizione a ruolo, copia dell’atto di citazione, delle comparse e delle memorie in carta non bollata (73 att.) e, successivamente, i processi verbali di udienza (126), i provvedimenti del giudice (134, 135), gli atti d’istruzione e la copia del dispositivo delle sentenze (132 n. 5, 315, 347).

Articolo 168 - Codice di Procedura Civile

All’atto della costituzione dell’attore (165) o, se questi non si è costituito, all’atto della costituzione del convenuto (166), su presentazione della nota d’iscrizione a ruolo (71, 72 att.), il cancelliere iscrive la causa nel ruolo generale (38 att.).
Contemporaneamente il cancelliere forma il fascicolo d’ufficio (320; 36 att.), nel quale inserisce la nota di iscrizione a ruolo, copia dell’atto di citazione, delle comparse e delle memorie in carta non bollata (73 att.) e, successivamente, i processi verbali di udienza (126), i provvedimenti del giudice (134, 135), gli atti d’istruzione e la copia del dispositivo delle sentenze (132 n. 5, 315, 347).

Massime

I vizi di iscrizione della causa a ruolo, ed in particolare quelli che si risolvono in un errore materiale nell’indicazione del nome dell’attore, riportato nel ruolo generale degli affari civili o nella rubrica alfabetica tenuta dal cancelliere, non determinano nullità processuali, ove l’errore sia agevolmente riconoscibile e, per questo, non precluda alla parte destinataria della notificazione dell’atto di citazione di individuare ugualmente, attraverso un esame diligente dei suddetti registri, la causa iscritta a ruolo. I vizi, invece, invalidano l’iscrizione ed il conseguente successivo corso del giudizio quando implichino violazione del diritto di difesa e del correlato principio di effettività del contraddittorio, di rilevanza costituzionale. (Così statuendo, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata, con la quale il giudice di merito aveva evidenziato la rilevanza del vizio, consistito nell’invertire la qualità delle parti nella nota di iscrizione a ruolo, di un giudizio ex art. 616 c.p.c., indicando come attori i convenuti e viceversa, sicché la società destinataria dell’atto di citazione – attrice in senso sostanziale nel predetto giudizio, avendo già rivestito la posizione di opponente nella precedente fase sommaria – era stata tratta in inganno sull’avvenuta iscrizione della causa, tanto da iscrivere il medesimo giudizio una seconda volta). Cass. civ. sez. VI 15 dicembre 2016, n. 25901

In tema di iscrizione a ruolo della causa, la norma dell’art. 168 c.p.c. (applicabile anche al procedimento davanti al giudice di pace), quanto alla possibilità dell’iscrizione a ruolo da parte del convenuto, va interpretata nel senso che l’inciso «se questi [scilicet: l’attore] non si è costituito» si riferisce sia alla mera mancanza di costituzione dell’attore, sia a tale mancanza per effetto della scadenza del termine di cui all’art. 165 c.p.c. Ne consegue che va, dunque, condivisa l’interpretazione che ammette la costituzione del convenuto anche prima che sia scaduto il termine per la costituzione dell’attore e ne fa derivare la legittimità dell’iscrizione a ruolo su sua sollecitazione prima della scadenza di quel termine, mentre deve disattendersi l’interpretazione che vorrebbe ammissibile una costituzione del convenuto prima della scadenza del termine per la costituzione dell’attore, ma senza che il cancelliere debba provvedere all’iscrizione a ruolo, per il che egli dovrebbe attendere quella scadenza: quest’ultima interpretazione, infatti, non considera che la norma del primo comma dell’art. 168 esige contemporaneità fra prima costituzione ed iscrizione a ruolo (la norma dice «all’atto»). Inoltre, le norme oggi relative al «costo» del processo, cioè quelle del D.P.R. n. 115 del 2002 in tema di spese di giustizia e di pagamento del contributo unificato ricollegano tale contributo all’iscrizione a ruolo (art. 9) e ne impongono la debenza a carico della parte che per prima si costituisce in giudizio (art. 14), così confermando che l’iscrizione deve avvenire all’atto della costituzione. Cass. civ. sez. III 4 luglio 2007, n. 15123

Come rivelano sia la stessa previsione alternativa dell’iscrizione ad iniziativa dell’attore o del convenuto, sia il disposto del secondo comma della norma, là dove fa riferimento alla formazione di un unico fascicolo d’ufficio, nel quale devono essere inseriti gli atti processuali, l’art. 168 c.p.c. consente che, in relazione ad una determinata controversia, abbia luogo una sola volta l’iscrizione a ruolo, quale atto con cui si determina la presa di contatto con l’ufficio presso il quale viene incardinata. Ne consegue che, qualora dopo una prima iscrizione a ruolo ne sia seguita una seconda, per non avere la cancelleria del giudice adìto rilevato l’esistenza della prima iscrizione, e la parte che vi ha proceduto, non essendovi stata riunione, sia stata considerata contumace nel procedimento conseguito alla prima iscrizione, si verifica in quest’ultimo procedimento una nullità che si comunica allo svolgimento successivo del procedimento ed alla sentenza, senza che in contrario rilevi che la nullità sia stata provocata dall’omessa attività di controllo del cancelliere, sia stata essa scusabile o meno (posto che una nullità può dipedere anche dal comportamento dell’ufficio) e sia stata o meno indotta in qualche modo da un comportamento di chi abbia proceduto alla prima iscrizione, poiché anche in quest’ultimo caso la nullità è pur sempre da ascrivere alla detta attività del cancelliere (Sulla base di tale principio la Suprema Corte, in un caso in cui era impugnata la sentenza di un giudice di pace su un’opposizione a decreto ingiuntivo iscritta a ruolo dall’opposto e dichiarata improcedibile per mancata costituzione dell’opponente, che aveva proceduto ad una seconda iscrizione a ruolo, senza che la cancelleria rilevasse la pregressa iscrizione dell’opposto, ha cassato con rinvio la sentenza rilevando la nullità del procedimento ed ha disposto che il giudice di rinvio procedesse alla rinnovazione del giudizio considerando l’opponente costituito e prescrivendo: a) che al procedimento fosse riunito ai sensi dell’art. 273 c.p.c l’altro originato dalla seconda iscrizione a ruolo e di esso fosse dichiarata la nullità, ove ancora pendente dinanzi al giudice di rinvio; b) che, ove il procedimento insorto per effetto della seconda iscrizione a ruolo fosse già stato definito con sentenza passata in cosa giudicata, il giudice di rinvio dovesse rilevare il giudicato; c) che, ove il secondo procedimento pendesse in grado di impugnazione, il giudice dell’impugnazione dovesse dichiararne la nullità, ove gli fosse stata fatta constare la prima iscrizione a ruolo). Cass. civ. sez. III 4 luglio 2007, n. 15123

L’applicazione del principio secondo cui i vizi della iscrizione a ruolo non determinano alcuna nullità del procedimento e sono in ogni caso sanati per raggiungimento dello scopo dell’atto allorquando le altre parti abbiano comunque avuto la possibilità di attuare le loro difese postula che dette parti si siano tutte costituite tempestivamente senza lamentare di aver risentito alcun pregiudizio nei loro diritti e limitandosi, se mai, solo a rilevare l’esistenza del vizio dell’iscrizione medesima. Cass. civ. sez. I 5 giugno 2007, n. 13163

Quando la costituzione in giudizio abbia luogo senza contestazioni relative al deposito degli atti necessari allo scopo ed all’esistenza e tempestività della procura al difensore, deve presumersi la rituale instaurazione del rapporto processuale se il contrario non risulti dagli atti. Cass. civ. sez. III 5 maggio 2011, n. 9921

I vizi dell’iscrizione della causa a ruolo, ed in particolare quelli che si risolvano in un errore materiale nell’indicazione del nome dell’attore, riportato nel ruolo generale degli affari civili o nella rubrica alfabetica tenuta dal cancelliere, non determinano nullità processuali, qualora l’errore, essendo agevolmente riconoscibile, non precluda alla parte destinataria della notificazione dell’atto di citazione di individuare ugualmente, attraverso un esame diligente dei suddetti registri, la causa iscritta a ruolo. Tali vizi risultano, invece, idonei a comportare l’invalidità dell’iscrizione stessa e del conseguente successivo corso del giudizio quando implichino violazione del diritto di difesa e del correlato principio di effettività del contraddittorio, di rilevanza costituzionale. (Nella specie, la S.C., alla stregua dell’enunciato principio, ha cassato con rinvio l’impugnata sentenza, con cui il giudice di pace aveva deciso la causa nel merito ed escluso la nullità della relativa iscrizione a ruolo, nella cui nota il cognome dell’attore era stato indicato come “Marigliano” anziché “Magliano”, malgrado tale errore non potesse essere conosciuto dalla convenuta, avendo il cancelliere, sull’istanza della stessa, certificato che non risultava iscritta a ruolo alcuna causa proposta dal Magliano nei suoi confronti, così determinando la sua scelta di non costituirsi in giudizio). Cass. civ. sez. III 11 giugno 2009, n. 13528

In tema di iscrizione a ruolo della causa, la norma dell’art. 168 c.p.c. (applicabile anche al procedimento davanti al giudice di pace), quanto alla possibilità dell’iscrizione a ruolo da parte del convenuto, va interpretata nel senso che l’inciso «se questi [scilicet: l’attore] non si è costituito» si riferisce sia alla mera mancanza di costituzione dell’attore, sia a tale mancanza per effetto della scadenza del termine di cui all’art. 165 c.p.c. Ne consegue che va, dunque, condivisa l’interpretazione che ammette la costituzione del convenuto anche prima che sia scaduto il termine per la costituzione dell’attore e ne fa derivare la legittimità dell’iscrizione a ruolo su sua sollecitazione prima della scadenza di quel termine, mentre deve disattendersi l’interpretazione che vorrebbe ammissibile una costituzione del convenuto prima della scadenza del termine per la costituzione dell’attore, ma senza che il cancelliere debba provvedere all’iscrizione a ruolo, per il che egli dovrebbe attendere quella scadenza: quest’ultima interpretazione, infatti, non considera che la norma del primo comma dell’art. 168 esige contemporaneità fra prima costituzione ed iscrizione a ruolo (la norma dice «all’atto»). Inoltre, le norme oggi relative al «costo» del processo, cioè quelle del D.P.R. n. 115 del 2002 in tema di spese di giustizia e di pagamento del contributo unificato ricollegano tale contributo all’iscrizione a ruolo (art. 9) e ne impongono la debenza a carico della parte che per prima si costituisce in giudizio (art. 14), così confermando che l’iscrizione deve avvenire all’atto della costituzione. Cass. civ. sez. III 4 luglio 2007, n. 15123

L’iscrizione della causa a ruolo avviene, a norma degli artt. 168 c.p.c. e 72 disp. att. (applicabili anche al giudizio dinanzi al giudice di pace), su iniziativa del convenuto solo se questi si costituisce quando non si è costituito l’attore, onde l’iscrizione non può essere effettuata su richiesta della parte convenuta qualora l’attore si sia già costituito ed abbia presentato la nota di iscrizione a ruolo, determinando la formazione del fascicolo di ufficio, al quale va unito il fascicolo del convenuto che si costituisce successivamente. Ne consegue che in caso di duplice iscrizione della causa a ruolo, ove le due udienze di prima comparizione ed il giudice istruttore non vengano a coincidere e i due processi non vengano riuniti, l’unica iscrizione che dà luogo a un processo regolare è quella effettuata dall’attore per prima, in quanto solo rispetto a questa il meccanismo processuale consente una valida instaurazione del contraddittorio e l’esercizio del diritto di difesa. Pertanto, qualora non venga disposta la riunione e il procedimento iscritto per secondo prosegua fino alla sentenza in assenza dell’attore, erroneamente considerato non costituito, sono nulle l’attività processuale compiuta e la sentenza emanata. Cass. civ. sez. III 23 dicembre 2003, n. 19775

Il mancato rinvenimento al momento della decisione della causa, di documenti che la parte invoca, comporta per il giudice l’obbligo di disporre la ricerca di essi con i mezzi a sua disposizione ed eventualmente l’attività ricostruttiva del contenuto dei medesimi a condizione tuttavia che gli atti e i documenti siano stati prodotti ritualmente in giudizio e che l’omesso inserimento di essi nel fascicolo non debba essere attribuito alla condotta volontaria della parte. Cass. civ. sez. III 2 agosto 2001, n. 10598

L’irritualità, consistente nella mancata sottoscrizione da parte del cancelliere dell’indice dei documenti allegati al fascicolo e prodotti all’atto della costituzione in giudizio, incidendo sul diritto di difesa, preclude alla parte la possibilità di utilizzare i documenti stessi come fonte di prova ed al giudice di esaminarli salvo che la controparte legittimata a far valere l’irritualità non ne abbia accettato, anche implicitamente, il deposito con il discuterne il valore ed infirmarne il contenuto. Cass. civ. sez. III 5 luglio 2001, n. 9077

Qualora, al momento della decisione, il giudice accerti che un documento, pur menzionato nell’indice del fascicolo, non si trova materialmente allegato agli atti, non ha l’obbligo di effettuare ulteriori ricerche, essendo onere di diligenza della parte verificare la presenza in atti della documentazione invocata a sostegno della propria posizione.  Cass. civ. sez. I 24 novembre 2000, n. 15188

Ai fini della regolare instaurazione del rapporto processuale rileva che la procura speciale risulti apposta sull’originale dell’atto introduttivo, giacché è sulla base del contenuto di questo che avviene l’iscrizione a ruolo della causa e, quindi, la formazione del fascicolo d’ufficio, ai sensi dell’art. 168 c.p.c. Ne consegue che, spettando al cancelliere, in adempimento del suo dovere di controllo, verificare la corrispondenza delle annotazioni contenute nella nota di iscrizione a ruolo con gli atti ed i documenti prodotti e, dunque, di rilevare l’eventuale mancato deposito della procura e di farne menzione nella nota e nell’indice del fascicolo d’ufficio, qualora nella nota di iscrizione a ruolo sia stato indicato il rilascio della procura a margine dell’atto introduttivo ed il cancelliere abbia vistato la nota stessa senza alcun’altra indicazione, deve reputarsi che l’originale dell’atto suddetto effettivamente contenesse la procura al momento della costituzione, in mancanza di elementi contrari emergenti dagli atti processuali, i quali non si possono ravvisare nella circostanza che la procura risulti invece mancante sulla copia di quell’atto inserita nel fascicolo d’ufficio. Cass. civ. sez. I 4 gennaio 2000, n. 12

L’accettazione da parte del cancelliere degli atti depositati dalla parte che si costituisce senza l’annotazione di alcun rilievo formale fa presumere la regolarità degli atti medesimi e quindi anche l’esistenza e la tempestività della procura se il contrario non risulti da altre emergenze processuali. Cass. civ. sez. I 19 novembre 1999, n. 12858

In caso di smarrimento del fascicolo d’ufficio e di sua ricostruzione mediante riproduzione degli atti del processo, il compimento delle attività processuali in riferimento al fascicolo ricostruito è idoneo ad assicurare la regolare trattazione del processo ed è escluso che il successivo rinvenimento del fascicolo dia luogo a duplicazione dei giudizi, determinandosi soltanto la necessità di una materiale riunione; in mancanza di questa, peraltro, l’attività svolta in riferimento al processo documentato dal fascicolo ricostruito è validamente svolta ed è idonea ad assicurarne la prosecuzione. (Nella specie, smarrito e ricostruito il fascicolo d’ufficio, il G.I. aveva pronunciato ordinanza di cancellazione in relazione alla quale il giudizio era stato tempestivamente riassunto). Cass. civ. sez. I 11 maggio 2007, n. 10876

In caso di mancato rinvenimento del fascicolo di ufficio, il giudice, anche a prescindere da ogni istanza delle parti, deve concedere loro un termine per la ricostituzione dello stesso e l’omissione di tale provvedimento si traduce in un vizio della sentenza da farsi valere con l’impugnazione contro la stessa; con la conseguenza che, in ipotesi di ritrovamento del fascicolo in epoca successiva alla sentenza di appello (nella specie, non impugnata per cassazione sul punto della omessa ricostituzione), questa non è suscettibile di revocazione, tenuto conto, altresì, che l’art. 395, n. 3, c.p.c. fa esclusivamente riferimento al ritrovamento di documenti decisivi, non già degli atti di causa (contemplati, invece, nella diversa ipotesi di cui al n. 4 art. citato concernente il cosiddetto errore revocatorio). Cass. civ. sez. I 9 novembre 1994, n. 9314

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