Art. 158 – Codice di Procedura Civile

(R.D. 28 ottobre 1940, n. 1443 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Nullità derivante dalla costituzione del giudice

Articolo 158 - codice di procedura civile

La nullità derivante da vizi relativi alla costituzione del giudice (274 bis) o all’intervento del pubblico ministero (70) è insanabile e deve essere rilevata d’ufficio (157), salva la disposizione dell‘articolo 161.

Articolo 158 - Codice di Procedura Civile

La nullità derivante da vizi relativi alla costituzione del giudice (274 bis) o all’intervento del pubblico ministero (70) è insanabile e deve essere rilevata d’ufficio (157), salva la disposizione dell‘articolo 161.

Massime

Il principio della immodificabilità della composizione del collegio giudicante a partire dal momento in cui ha inizio la discussione della causa (principio applicabile anche al rito del lavoro, ovviamente con riguardo alle decisioni in grado di appello) comporta che, ove dal verbale di udienza e dal dispositivo letto in udienza risultino due diverse composizioni dell’organo collegiale, determinandosi così una assoluta incertezza sul permanere della identità di composizione del collegio dall’inizio della discussione della causa alla lettura del dispositivo, la sentenza deve ritenersi affetta da nullità insanabile ai sensi dell’art. 158 c.p.c. Cass. civ. sez. III  23 maggio 2019, n. 13963

I giudici onorari possono decidere ogni processo e pronunciare qualsiasi sentenza per la quale non vi sia espresso divieto di legge, con piena assimilazione dei loro poteri a quelli dei magistrati togati, con la conseguenza che la nullità della sentenza, per vizio relativo alla costituzione del giudice ex art. 158 c.p.c., è ravvisabile solo quando gli atti giudiziali siano posti in essere da persona estranea all’ufficio, ossia non investita della funzione esercitata. Neppure è richiesto, ai sensi dell’art. 43 bis del r.d. n. 12 del 1941, che sia documentata la situazione legittimante l’assegnazione al giudice onorario del lavoro giudiziario, atteso che il presupposto dell’”impedimento o mancanza dei giudici ordinari”, previsto dalla norma, risulta integrato anche dalla mera insufficienza degli organici, essendo attribuita alla magistratura onoraria una funzione suppletiva ed il suo impiego costituendo una misura apprezzabile nell’ottica di un’efficiente amministrazione della giustizia. Cass. civ. sez. II 24 gennaio 2019, n. 2047

L’asserito difetto di “potestas iudicandi” dell’organo giurisdizionale, perché ritenuto istituito con norma tacciata di illegittimità costituzionale, non integra una questione di giurisdizione bensì, nel caso in cui trovi accoglimento la relativa eccezione di illegittimità costituzionale, un vizio di costituzione del giudice, rilevabile ai sensi degli artt. 158 cod. proc. civ. e 161 cod. proc. civ. Cass. civ. sez. III 19 settembre 2014, n. 19741

Le dimissioni del giudice di pace sono efficaci, con conseguente cessazione dalle funzioni, solo dal momento in cui sia intervenuta l’accettazione delle stesse da parte della P.A., da adottarsi, previa deliberazione del Consiglio Superiore della magistratura, con decreto del Presidente della Repubblica. Ne consegue che è esistente ed efficace la sentenza pronunciata dal giudice di pace dopo la presentazione delle dimissioni ma prima dell’adozione dei suddetti provvedimenti. Cass. civ. sez. III 14 febbraio 2014, n. 3420
La sentenza pronunciata da un giudice monocratico diverso da quello dinanzi al quale sono state precisate le conclusioni è affetta da nullità per vizio di costituzione del giudice, ai sensi dell’art. 158 cod. proc. civ., con la conseguenza che, da un lato, il vizio può essere fatto valere nei limiti e secondo le regole proprie dei mezzi di impugnazione ai sensi dell’art. 161, primo comma, cod. proc. civ. – sicché resta sanato in difetto di impugnazione – mentre, dall’altro, l’emersione del vizio in sede di appello non consente la rimessione della causa al primo giudice, ai sensi dell’art. 354 cod. proc. civ. Cass. civ. Sezioni Unite 2 dicembre 2013, n. 26938

La nullità derivante da vizio di costituzione del giudice (nella specie, per avere il giudice istruttore del procedimento di insinuazione tardiva al passivo assunto il provvedimento di sospensione del giudizio, in luogo del collegio), ancorché assoluta e rilevabile d’ufficio, non si sottrae, ai sensi dell’art. 158 c.p.c. (che fa espressamente salva la disposizione del successivo art. 161), al principio di conversione delle cause di nullità in motivi d’impugnazione, con la conseguenza che la mancata, tempestiva denuncia del vizio “de quo” comporta la necessità di farlo valere attraverso lo strumento (e secondo le regole, i limiti e le preclusioni) dell’impugnazione, così che la mancata denuncia di detta nullità in sede di gravame comporta l’impossibilità di rilevarla ed, in definitiva, la sua sanatoria. Cass. civ. sez. VI 22 luglio 2013, n. 17834

Il giudice di pace, che eserciti le funzioni giurisdizionali dopo la scadenza del mandato e nelle more della riconferma, prima della immissione in possesso per l’espletamento del successivo incarico, pone in essere un’attività giurisdizionale in carenza di “potestas judicandi” che produce la nullità assoluta del procedimento e si estende alla sentenza conseguente, ai sensi dell’art. 159, primo comma, cod. proc. civ., anche se emessa dopo la nuova immissione in possesso, giacché la conferma nell’incarico costituisce l’atto finale di un nuovo procedimento paraconcorsuale, privo di collegamento con l’originario provvedimento di nomina. Cass. civ. sez. II 23 febbraio 2011, n. 4410

La partecipazione alla decisione di un magistrato privo della potestas iudicandi, per ragioni inerenti alla sua qualità o nomina, determina vizio di costituzione del giudice, ai sensi dell’art. 158 c.p.c., e quindi nullità deducibile a norma dell’art. 161 del codice medesimo, non difetto di giurisdizione, ravvisabile nella distinta ipotesi di radicale diversità di struttura e conseguenziale non identificabilità del collegio giudicante con quello delineato dalla legge (nella fattispecie, la Suprema Corte, in applicazione dell’enunciato principio, ha ritenuto che configurasse denuncia di vizio di costituzione del giudice, e non di difetto di giurisdizione, il motivo di ricorso avverso la decisione della Giunta speciale per le espropriazioni presso la Corte di appello di Napoli, fondato sulla circostanza che la pronuncia era stata emessa nella composizione prevista dall’art. 17 del D.L.vo n. 219 del 1919, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con sentenza n. 393 del 2002). Cass. civ. Sezioni Unite 17 marzo 2004, n. 5414.

La nullità derivante da vizio di costituzione del giudice, ancorché assoluta e rilevabile d’ufficio, non si sottrae, ai sensi dell’art. 158 c.p.c. (che fa espressamente salva la disposizione del successivo art. 161), al principio di conversione delle cause di nullità in motivi d’impugnazione, con la conseguenza che la mancata, tempestiva denuncia del vizio de qua comporta la necessità di farlo valere attraverso lo strumento (e secondo le regole, i limiti e le preclusioni) dell’impugnazione. così che la mancata denuncia di detta nullità in sede di gravame comporta l’impossibilità di rilevarla e, in definitiva, la sua sanatoria. (Ricorso per cassazione relativo a sentenza emessa dalla Giunta speciale per le espropriazioni presso la Corte d’Appello di Napoli pronunciata nella composizione prevista dall’art. 17 D.L.vo 27 febbraio 1919, n. 219, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 393 del 2002). Cass. civ. Sezioni Unite 2 ottobre 2003, n. 14669

La sentenza della Corte costituzionale, dichiarativa della incostituzionalità (in sé o in relazione a talune sue componenti) di un organo giurisdizionale, non comporta l’inefficacia della fase processuale svoltasi innanzi a tale organo (e del provvedimento che l’abbia conclusa), ove intervenga dopo l’esaurimento di essa, salvo che la relativa questione sia stata sollevata prima della conclusione di detta fase ovvero sia stata dedotta come motivo di impugnazione della sentenza, per il profilo del difetto di costituzione del giudice, ai sensi dell’art. 161, primo comma, c.p.c., in relazione all’art. 158 stesso codice. (Enunciando il principio di cui in massima – in relazione alla sentenza n. 393 del 2002 della Corte costituzionale, con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 17 del D.L.vo 27 febbraio 1919, n. 219, convertito nella legge 24 agosto 1921, n. 1290, come modificato dall’art. 1 della legge 6 giugno 1935, n. 1131, nella parte in cui prevedeva che facesse parte della Giunta speciale per le espropriazioni presso la Corte d’appello di Napoli l’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico erariale di Napoli o un suo delegato, le Sezioni Unite hanno escluso l’influenza di tale declaratoria di illegittimità costituzionale nel processo in corso dinanzi al S.C., non essendo stata la relativa questione prospettata né nella pregressa fase di merito, né in via impugnatoria). Cass. civ. Sezioni Unite 26 giugno 2003, n. 10163

La nullità derivante da vizio di costituzione del tribunale regionale delle acque pubbliche – conseguente alla declaratoria di illegittimità costituzionale (con la sentenza n. 353 del 2002) dell’art. 138 del R.D.11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e gli impianti elettrici) nella pate in cui prevedeva l’aggregazione al detto tribunale di tre funzionari dell’ex genio civile, uno dei quali interveniente nel collegio giudicante –, ancorché assoluta e rilevabile d’ufficio, non si sottrae, ai sensi dell’art. 158 c.p.c. (che fa espressamente salva la disposizione del successivo art. 161), al principio di conversione delle cause di nullità in motivi d’impugnazione, con la conseguenza che, in caso di mancata, tempestiva denuncia del vizio de quo attraverso lo strumento dell’impugnazione, il rilievo della detta nullità resta precluso per tutto l’ulteriore corso del processo. Cass. civ. Sezioni Unite 3 marzo 2003, n. 3074

La garanzia posta dall’art. 25 Cost., secondo cui nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge, va riferita alla competenza dell’organo giudiziario nel suo complesso, impersonalmente considerato e non incide sulla concreta composizione dell’organo giudicante, la quale può dare luogo invece a nullità derivante da vizi relativi alla costituzione del giudice, ai sensi dell’art. 158 c.p.c. Cass. civ. sez. II 15 luglio 2002, n. 10219

Il difetto di costituzione del giudice ai sensi dell’art. 158 del codice di rito è ravvisabile unicamente quando gli atti giudiziari siano posti in essere da persone estranee all’ufficio e non investite della funzione esercitata, mentre non è riscontrabile quando si verifichi una sostituzione tra giudici di pari funzione e pari competenza appartenenti al medesimo ufficio giudiziario anche se non siano state osservate al riguardo le disposizioni previste dal c.p.c. ovvero dalle norme sull’ordinamento giudiziario, costituendo l’inosservanza del disposto degli artt. 174 dello stesso codice e 79 delle relative disposizioni di attuazione, in difetto di una espressa sanzione di nullità, una mera irregolarità di carattere interno, che non incide sulla validità dell’atto e non è causa di nullità del giudizio o della sentenza. Cass. civ. sez. lav. 12 novembre 2001, n. 14006

Non costituisce motivo di nullità del procedimento e della sentenza la trattazione della causa da parte di un giudice diverso da quello individuato secondo le tabelle, determinata da esigenze di organizzazione interna al medesimo ufficio giudiziario, pur in mancanza di un formale provvedimento di sostituzione da parte del Presidente del Tribunale, perché, ai sensi del primo comma dell’art. 156 c.p.c. la nullità di un atto per inosservanza di forme non può esser pronunciata se non è comminata dalla legge e pertanto è configurabile una mera irregolarità, inidonea a produrre alcuna conseguenza negativa sugli atti processuali o sulla sentenza. Cass. civ. sez. III 22 maggio 2001, n. 6964

Il vizio di costituzione del giudice ex art. 158 c.p.c. è ravvisabile quando gli atti giudiziali siano posti in essere da persona estranea all’ufficio del giudice, non investita della funzione da detto ufficio esercitata. Ne consegue che il vizio anzidetto non ricorre quando, non essendo stato all’inizio del trimestre predisposto ai sensi degli artt. 113 e 114 att. c.p.c. il decreto di composizione dei collegi giudicanti, questi siano volta a volta formati, secondo le concrete esigenze dell’ufficio. Cass. civ. sez. III 27 giugno 2000, n. 8737

Non danno luogo a nullità della sentenza per vizio di costituzione del giudice le violazioni delle disposizioni relative alla destinazione del giudice alle sezioni e quelle relative alla formazione dei collegi.  Cass. civ. sez. III 14 febbraio 2000, n. 1643

 

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