In tema di responsabilità civile da sinistro stradale, la sottoscrizione da parte di entrambi i conducenti della constatazione amichevole d’incidente, come già previsto dall’art. 5 della l. n. 39 del 1977 e ribadito dall’art. 143, comma 2, del d.lgs. n. 209 del 2005, determina una presunzione, valida fino a prova contraria, del fatto che il sinistro si sia verificato con le modalità ivi indicate, la quale può ovviamente essere superata, ma è necessario che il giudice del merito ne spieghi le ragioni. Cassazione civile, Sez. VI-III, ordinanza n. 29146 del 7 maggio 2017 (Cass. civ. n. 29146/2017)
In tema di responsabilità civile, nel caso di scontro tra veicoli a motore per i quali vi sia obbligo di assicurazione, affinché possa sussistere la presunzione di veridicità del modello di constatazione amichevole dell’incidente (cosiddetto CID), ai sensi dell’articolo 5, comma secondo, del D.L. 23 dicembre 1976 n. 857, conv. nella legge 26 febbraio 1977 n. 39, ratione temporis applicabile, è necessario che lo stesso sia completo in ogni sua parte, e che esso sia trasmesso all’assicuratore prima dell’inizio del giudizio di risarcimento. Nel caso, invece, che il detto modello sia prodotto per la prima volta solo nel corso del giudizio, esso vale come indizio in ordine alla dinamica del sinistro.
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In tema di risarcimento del danno derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, con riferimento alla disciplina del modello di constatazione amichevole dell’incidente (cosiddetto CID) e del litisconsorzio nel giudizio, secondo le norme, ratione temporis applicabili, rispettivamente, dell’articolo 5 del D.L. 23 dicembre 1976 n. 857 conv. nella legge 26 febbraio 1977 n. 39, e dell’articolo 23 della legge 24 dicembre 1969 n. 990, poichè in ipotesi di litisconsorzio necessario, ai sensi dell’articolo 2733, terzo comma, c.c., la confessione resa da alcuni soltanto dei litisconsorti è liberamente apprezzata dal giudice in relazione a tutti i litisconsorti e non solo ai non confidenti, le affermazioni confessorie sottoscritte dal conducente nel suddetto modello di constatazione vanno liberamente apprezzate nei confronti dell’assicuratore e del proprietario del veicolo, mentre fanno piena prova nei confronti del conducente confidente secondo gli articoli 2733, secondo comma, 2734 e 2735 c.c. Infatti, il litisconsorzio necessario, di cui al citato articolo 23 della legge 24 dicembre 1969 n. 990, sussiste solo tra il responsabile (il proprietario del veicolo) e l’assicuratore, mentre non sussiste, a norma dell’articolo 2054, terzo comma, c.c., tra il conducente e tale assicuratore, ovvero tra il primo ed il proprietario, in tal caso derivando soltanto un’ipotesi di obbligazione solidale e quindi di litisconsorzio facoltativo. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10304 del 7 maggio 2007 (Cass. civ. n. 10304/2007)
In caso di sinistro stradale e di conseguente denuncia congiunta dello stesso ai sensi dell’art. 5 del D.L. 23 dicembre 1976, n. 857, conv. con modif. dalla legge 26 febbraio 1977, n. 39, gli effetti del relativo modulo, qualora incompleto, sono nel rapporto fra i due conducenti quelli della confessione stragiudiziale, mentre in riferimento alla situazione di litisconsorzio necessario, in giudizio promosso contro la società assicuratrice, sono disciplinati dalle norme di portata generale e, particolarmente, per quanto concerne i responsabili di cui all’art. 2054 c.c., dal principio sancito dall’art. 2733, ultimo comma, c.c., a norma del quale la confessione resa da alcuni soltanto dei litisconsorti è liberamente apprezzata dal giudice nei confronti di tutti e, perciò, non solo nei riguardi della società assicuratrice del veicolo ma anche nei confronti del confitente. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13019 del 31 maggio 2006 (Cass. civ. n. 13019/2006)
Nel giudizio promosso dal danneggiato nei confronti dell’assicuratore della responsabilità civile da circolazione stradale, il responsabile del danno, che deve essere chiamato nel giudizio sin dall’inizio, assume la veste di litisconsorte necessario, poiché la controversia deve svolgersi in maniera unitaria tra i tre soggetti del rapporto processuale (danneggiato, assicuratore e responsabile del danno) e coinvolge inscindibilmente sia il rapporto di danno, originato dal fatto illecito dell’assicurato, sia il rapporto assicurativo, con la derivante necessità che il giudizio deve concludersi con una decisione uniforme per tutti i soggetti che vi partecipano. Pertanto, avuto riguardo alle dichiarazioni confessorie rese dal responsabile del danno, deve escludersi che, nel giudizio instaurato ai sensi dell’art. 18 della legge n. 990 del 1969, sia nel caso in cui sia stata proposta soltanto l’azione diretta che nell’ipotesi in cui sia stata avanzata anche la domanda di condanna nei confronti del responsabile del danno, si possa pervenire ad un differenziato giudizio di responsabilità in base alle suddette dichiarazioni, in ordine ai rapporti tra responsabile e danneggiato, da un lato, e danneggiato ed assicuratore dall’altro. Conseguentemente, va ritenuto che la dichiarazione confessoria, contenuta nel modulo di constatazione amichevole del sinistro (cosiddetto C.I.D.), resa dal responsabile del danno proprietario del veicolo assicurato e — come detto — litisconsorte necessario, non ha valore di piena prova nemmeno nei confronti del solo confitente, ma deve essere liberamente apprezzata dal giudice, dovendo trovare applicazione la norma di cui all’art. 2733, terzo comma, c.c., secondo la quale, in caso di litisconsorzio necessario, la confessione resa da alcuni soltanto dei litisconsorti è, per l’appunto, liberamente apprezzata dal giudice. Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10311 del 5 maggio 2006 (Cass. civ. n. 10311/2006)
Il modulo di constatazione amichevole di sinistro stradale, quando è sottoscritto dai conducenti coinvolti e completo in ogni sua parte, compresa la data, genera una presunzione iuris tantum valevole nei confronti dell’assicuratore, e come tale superabile con prova contraria; tale prova può emergere non soltanto da un’altra presunzione, che faccia ritenere che il fatto non si é verificato o si é verificato con modalità diverse da quelle dichiarate, ma anche da altre risultanze di causa, ad esempio da una consulenza tecnica d’ufficio, attesa la regola, immanente nel nostro ordinamento processuale, secondo cui il principio dell’onere della prova non implica affatto che la dimostrazione dei fatti costitutivi del diritto fatto valere debbano ricavarsi esclusivamente dalle prove offerte da colui che é gravato dal relativo onere, senza poter utilizzare altri elementi probatori acquisiti al processo. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14599 del 12 luglio 2005 (Cass. civ. n. 14599/2005)
Il modulo di constatazione amichevole di sinistro stradale, quando è sottoscritto dai conducenti coinvolti e completo in ogni sua parte, compresa la data, genera una presunzione iuris tantum valevole nei confronti dell’assicuratore solamente in caso di «scontro» tra veicoli a motore, ai sensi dell’art. 5, primo comma, legge n. 39 del 1977, la cui testuale previsione («nel caso di scontro tra veicoli a motore per i quali vi sia obbligo di assicurazione i conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro sono tenuti a denunciare il sinistro avvalendosi del modulo fornito dall’impresa, il cui modello è approvato con decreto del Ministro …») non si profila irrazionale né in contrasto con l’art. 3 Cost. là dove non fa riferimento anche alla mancata collisione tra i veicoli, giacché in relazione a quest’ultima ipotesi l’assicuratore verrebbe a trovarsi nell’assoluta impossibilità di superare la detta presunzione, e privato di qualsiasi difesa, nulla potendo opporre al fine di dimostrare il mancato verificarsi dell’incidente o il suo verificarsi secondo modalità diverse da quelle ivi descritte. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8525 del 5 maggio 2004 (Cass. civ. n. 8525/2004)
Il modulo di constatazione amichevole di un sinistro stradale sottoscritto dai conducenti coinvolti e completo in ogni sua parte, compresa la data ha, nei confronti dei conducenti, il valore di confessione stragiudiziale resa alla parte, ed, a norma dell’art. 2735 c.c., produce i medesimi effetti della confessione giudiziale, con esclusione della possibilità di provare il contrario. Peraltro, ove sottoscritto dal conducente che non sia altresì proprietario, esso non produce alcun effetto confessorio nei confronti del proprietario del veicolo, nei cui confronti, ove entrambi siano parti in causa, è liberamente apprezzabile dal giudice. Nei confronti, infine, dell’assicuratore, il verbale di constatazione amichevole genera una presunzione iuris tantum; al fine di superare tale presunzione non è necessario che l’assicuratore dia la prova positiva delle effettive modalità di svolgimento dell’incidente, ma essa è superabile con qualsiasi mezzo di prova — anche altra presunzione — atto a convincere il giudice che il sinistro non si sia mai verificato, o che si sia verificato secondo modalità diverse. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4007 del 27 febbraio 2004 (Cass. civ. n. 4007/2004)
Nei giudizi aventi ad oggetto l’accertamento della responsabilità civile da circolazione dei veicoli a motore soggetti ad assicurazione obbligatoria, all’interno dei quali sussiste litisconsorzio necessario tra il danneggiato, l’assicuratore nei cui confronti questi propone la domanda, e il responsabile del danno (per tale intendendosi il proprietario del veicolo danneggiante), la confessione resa dall’assicurato al danneggiato fa piena prova nei rapporti tra tali parti, ma non può essere posta a fondamento di una sentenza di condanna dell’assicuratore, nei confronti del quale la confessione è liberamente apprezzabile dal giudice; tale valore esplica anche la confessione resa in giudizio dal conducente del veicolo, responsabile materiale del danno, ove evocato in giudizio dalla parte. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3544 del 23 febbraio 2004 (Cass. civ. n. 3544/2004)
Il modulo di constatazione amichevole di sinistro stradale, quando è sottoscritto dai conducenti coinvolti e completo in ogni sua parte, compresa la data, genera una presunzione iuris tantum valevole nei confronti dell’assicuratore e come tale superabile con prova contraria; nei confronti dei conducenti, invece, il suddetto modulo ha valore di confessione stragiudiziale resa alla parte ed, a norma dell’art. 2735 c. c., produce i medesimi effetti della confessione giudiziale con esclusione della possibilità di provare il contrario, mentre, per gli altri soggetti responsabili ai sensi dell’art. 2054 c. c., gli effetti delle dichiarazioni rese nel modulo sono disciplinati dalle norme generali dettate in tema di solidarietà e, pertanto, la confessione resa da uno dei coobligati (nel caso di specie, conducente responsabile) fa piena prova a carico del confidente, ma non a carico degli altri debitori, nei cui confronti può valere come semplice fonte di elementi indiziari liberamente valutabili dal giudice. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9548 del 1 luglio 2002 (Cass. civ. n. 9548/2002)
Le dichiarazioni contenute nel verbale di constatazione amichevole del danno sottoscritto da entrambi i conducenti coinvolti in un sinistro stradale — modulo diretto, secondo la previsione dell’art. 5 del D.L. 23 dicembre 1976, n. 857, convertito in legge 26 febbraio 1977, n. 39, ad accelerare la liquidazione del danno da parte dell’assicuratore — hanno valenza diversa a seconda che il verbale sia utilizzato dal danneggiato prima o dopo l’instaurazione del giudizio risarcitorio: mentre nel primo caso esse sono assistite da una presunzione semplice di veridicità, che può essere vinta dall’assicuratore, nel secondo caso, trattandosi di dichiarazioni rese ad un soggetto diverso dall’assicuratore, sono invece liberamente apprezzabili dal giudice allo stesso modo delle dichiarazioni confessorie rese ad un terzo (nella specie si è ritenuto che il contenuto delle dichiarazioni del modulo di constatazione amichevole del danno non poteva costituire elemento determinante del convincimento del giudice, e non era quindi punto decisivo della controversia del quale esso doveva tenere conto. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4639 del 2 aprile 2002 (Cass. civ. n. 4639/2002)
Il verbale di constatazione amichevole del danno da incidente stradale (art. 5 L. 26 febbraio 1977 n. 39), nei confronti dell’assicuratore dell’altro veicolo, costituisce confessione stragiudiziale resa ad un terzo (l’altro conducente), come tale liberamente apprezzabile dal giudice (art. 2735 c.c.) per i fatti — sfavorevoli e favorevoli, per l’inscindibilità delle dichiarazioni (art. 2734 c.c.) — ricostruttivi dell’incidente, mentre non ha alcun valore probatorio per i giudizi implicanti valutazioni giuridiche, e quindi per le assunzioni di responsabilità e colpe. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1561 del 13 febbraio 1998 (Cass. civ. n. 1561/1998)
Affinché le dichiarazioni contenute nella denuncia congiunta di sinistro stradale (art. 5 secondo comma L. 26 febbraio 1977) siano presunte legalmente veritiere, è necessario che il relativo modulo sia stato compilato in tutte le sue parti, ivi compresa la data, elemento rilevante anche ai fini della prova contraria, a carico dell’assicuratore; in mancanza di completezza formale e sostanziale, ovvero se vi è difformità con precedenti dichiarazioni (nella specie con quelle della denuncia unilaterale trasmessa da uno dei conducenti coinvolti), la denuncia congiunta assume valore di indizio dei fatti relativi al sinistro, ovvero di rettifica di quella antecedente, ma in ogni caso viene meno la presunzione legale di veridicità.
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La confessione stragiudiziale di un sinistro stradale, contenuta nella denuncia compilata soltanto da un responsabile e trasmessa all’assicuratore, è liberamente apprezzata dal giudice nel giudizio risarcitorio instaurato dal danneggiato nei confronti di questi, in quanto il litisconsorzio necessario disposto dall’art. 23 L. 24 dicembre 1969 n. 990, determina l’applicabilità dell’ultimo comma dell’art. 2733 c.c. Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3276 del 16 aprile 1997 (Cass. civ. n. 3276/1997)