L’estinzione dell’enfiteusi prevista dall’art. 963, primo comma, c.c. presuppone la totale distruzione materiale del fondo che ne è l’oggetto (“interitus rei”) e la conseguente impossibilità di usarlo secondo la sua normale (od altra) destinazione. Ne consegue che, anche nell’ipotesi di enfiteusi urbana, il diritto reale si estingue nel solo caso in cui, a seguito del perimento totale dell’edificio concesso, risulti impossibile ogni utilizzazione dello stesso e non anche quando, a causa del perimento parziale, risulti comunque possibile una qualche utilizzazione della parte fisica residuata, anche se meno produttiva e redditizia. Cass. civ. sez. II, 12 novembre 2013, n. 25428
In caso di perimento parziale di un fondo, rustico o urbano, dovuto ad una calamità naturale, il rischio dell’evento lesivo ricade sul proprietario del bene, per cui l’enfiteuta, in difetto di un’espressa previsione normativa che lo imponga, non ha l’obbligo giuridico di ricostruire la parte andata distrutta. Ove, peraltro, l’enfiteuta abbia provveduto a proprie spese alla ricostruzione della parte perita, è applicabile in suo favore la disciplina dettata in tema di miglioramenti ed addizioni di cui all’art. 975 c.c. venendosi, altrimenti, a realizzare un ingiustificato arricchimento del proprietario in danno del medesimo enfiteuta. Cass. civ. sez. II, 12 novembre 2013, n. 25428
L’illecita appropriazione acquisitiva di un terreno concesso in enfiteusi produce i medesimi effetti del «perimento del fondo» previsto dall’art. 963 c.c. con lesione del diritto sia del concedente che dell’enfiteuta, sicché il relativo risarcimento va liquidato in favore di ciascuno, in relazione al valore dei rispettivi diritti. Cass. civ. sez. I, 28 aprile 1998, n. 4320
Ai fini dell’estinzione del rapporto enfiteutico, l’acquisto del carattere edificatorio di un terreno in precedenza rustico non è equiparabile al perimento totale del fondo di cui all’art. 963, primo comma, c.c. che assume specifiche caratteristiche e determina l’impossibilità assoluta di qualsiasi utilizzazione agraria. Cass. civ. sez. III, 23 giugno 1986, n. 4158