Il certificato di lavoro che, ai sensi dell’art. 2124 c.c. ove non sia obbligatorio il libretto di lavoro di cui all’art. 3 della legge n. 112 del 1935, l’imprenditore deve rilasciare all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, qualunque fine sia la causa, indicandovi il tempo durante il quale il lavoratore è stato occupato alle sue dipendenze e le mansioni esercitate, sostituisce il predetto libretto – e, specularmente, può dallo stesso essere sostituito, – in quanto entrambi hanno la funzione di consentire al lavoratore di disporre di una documentazione sulla cessata attività lavorativa, e, più in generale, di offrire un quadro completo ed unitario della vita professionale del lavoratore, ai fini di regolarne e facilitarne il collocamento o di consentire gli opportuni controlli per quanto attiene all’assistenza professionale e sociale; fine consegue che ove il datore di lavoro abbia consegnato al lavoratore, all’atto della cessazione del rapporto, il libretto di lavoro, non ha alcun obbligo di rilasciare anche il certificato di lavoro. Cass. civ. sez. lav. 11 febbraio 2004, n. 2627
Le annotazioni e le dichiarazioni contenute nel libretto di lavoro (istituito con finalità meramente burocratiche dalla legge 10 gennaio 1935 n. 112), aventi natura di scrittura privata e consistenti in dichiarazioni unilaterali del datore di lavoro, non valgono da sole a dimostrare con certezza la durata e il contenuto del rapporto di lavoro, pur potendo al riguardo costituire un valido indice presuntivo in concorso con altri idonei elementi; tali indicazioni perciò possono essere contrastate con ogni altro mezzo di prova e il giudice di merito può apprezzarle in rapporto alle altre risultanze istruttorie nell’ambito del suo potere di valutazione discrezionale della prova ex art. 116 c.p.c. (Omissis). Cass. civ. sez. lav. 13 luglio 2000, n. 9290
Le annotazioni sul libretto di lavoro – aventi natura di scrittura privata e consistenti in attestazioni unilaterali del datore di lavoro – costituiscono, quanto meno, indice presuntivo della durata e del contenuto del rapporto di lavoro. Cass. civ. sez. lav. 20 agosto 1991, n. 8950
Le indicazioni contenute nel libretto di lavoro – consistenti in attestazioni unilaterali del datore di lavoro – non valgono, da sole, a dimostrare con certezza la durata ed il contenuto del rapporto di lavoro subordinato, pur potendo al riguardo costituire un valido indice presuntivo in concorso con altri idonei elementi; esse, inoltre, ben possono essere contrastate con la prova testimoniale, in quanto il divieto sancito dall’art. 2722 c.c. è limitato alla prova contro documenti aventi valore di convenzione fra le parti. Cass. civ. sez. lav. 22 gennaio 1988, n. 510. Conformi: Cass. civ. sez. lav. 24 giugno 1992, n. 7767