L’agente, la cui esclusiva sia stata lesa dalla captazione dei clienti compiuta da agenti incaricati per una diversa zona dal medesimo preponente, ha il diritto al risarcimento dei danni contrattuali nei confronti di quest’ultimo ed extracontrattuali nei confronti degli agenti concorrenti, che si prescrive nei rispettivi termini ordinari, decennale e quinquennale, con decorrenza dai singoli contratti conclusi in violazione dell’esclusiva. Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 26062 del 20 novembre 2013
Il diritto di esclusiva previsto dall’art. 1743 c.c. è elemento non già essenziale, ma naturale del contratto di agenzia e, quindi, ben può essere derogato dalle parti in forza di clausola espressa, quale pattuizione che assume rilievo soprattutto nei casi in cui la previsione di specifiche zone di esplicazione del mandato agenziale evidenzi chiaramente la volontà di riservarle all’agente. (Nella specie, la S.C., applicando l’art. 384 c.p.c., ha corretto la motivazione della sentenza di merito là dove era stata esclusa l’esistenza di una clausola di esclusiva in ragione del fatto che, nel contratto di agenzia, non fosse contemplata una espressa pattuizione “ad escludendum alios” nei confronti dello stesso proponente). Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17063 del 5 agosto 2011
Il diritto di esclusiva previsto dall’art. 1743 c.c. è elemento non essenziale ma naturale del contratto di agenzia e, quindi, può essere derogato dalle parti in forza di clausola espressa ovvero di una tacita manifestazione di volontà, desumibile dal comportamento tenuto dalle stesse parti sia al momento della conclusione del contratto, sia durante la sua esecuzione. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva ravvisato esservi una volontà contrattuale nel senso derogatorio al diritto di esclusiva dell’agente sia in ragione della sussistenza, in fase di stipulazione del contratto di agenzia, di una riserva clienti in favore del proponente, sia della comprovata contemporanea presenza di più mandatari nella medesima zona in cui, durante il rapporto, aveva operato l’agente). Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 21073 del 9 ottobre 2007
Il diritto di esclusiva previsto dall’art. 1743 c.c. è elemento non essenziale ma naturale del contratto stesso ed è, quindi, derogabile per concorde volontà delle parti. Tuttavia, ove esso non venga esplicitamente o tacitamente, per facta concludentia derogato dalle parti, vincola contrattualmente il preponente a non concludere direttamente gli affari oggetto dell’attività di impresa e a non avvalersi dell’opera di altri collaboratori per la promozione di tali affari nell’ambito della zona pattiziamente stabilita e costituente un territorio geograficamente determinato e delimitato, salvo che tale deroga non avvenga sporadicamente e in modo tale da non ridurre notevolmente il diritto di esclusiva dell’agente. Per converso, l’agente non può accettare nell’ambito della zona di esclusiva incarichi per promuovere affari di imprese concorrenti con quella del preponente. L’accertamento della violazione di tali obblighi costituisce un giudizio di fatto demandato al giudice del merito, e in quanto tale non sindacabile in sede di legittimità se sorretto da motivazione adeguata e immune da vizi logici e giuridici. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14667 del 30 luglio 2004
Anche agli effetti del divieto, fatto all’agente dall’art. 1743 c.c., di trattare per lo stesso ramo gli affari di più imprese concorrenti tra loro, la nozione di concorrenza non va necessariamente individuata in relazione alla produzione o commercializzazione di identici prodotti da parte di più imprese, essendo all’uopo sufficiente che queste si rivolgano ad una clientela anche solo potenzialmente comune, si che l’una possa ricevere danno dall’ingresso e dall’espansione dell’altra sul mercato, cui entrambe si rivolgono o prevedibilmente si rivolgeranno. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13981 del 13 dicembre 1999
Il diritto di esclusiva delineato dall’art. 1743 c.c. (che per l’agente comporta il divieto di trattare per lo stesso ramo di affari nell’interesse di più imprese in concorrenza fra loro), investendo la stessa funzione contrattuale, costituisce un elemento naturale del contratto di agenzia che, in quanto tale, deve ritenersi presente in assenza di contraria pattuizione. Ne consegue che, per il principio dell’art. 2697 c.c., l’eventuale limitazione del suddetto diritto esige adeguata prova. Poiché fondamento del diritto è la concorrenza, ove l’impresa concorrente gestisca una pluralità d’affari dei quali solo alcuni in concorrenza con il preponente è necessario provare non soltanto l’esistenza dell’autorizzazione a trattare gli affari in concorrenza ma anche la sua estensione. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8053 del 24 luglio 1999
Il broker, anche prima della L. 28 novembre 1984, n. 792, che ne contiene la disciplina, è un incaricato di fiducia dell’assicurando, con il compito prioritario di consigliarlo nella scelta per la collocazione sul mercato dei rischi alle migliori condizioni ed assisterlo nella stipula del contratto di assicurazione o riassicurazione, e successivamente di mettere in contatto a tal fine le parti di questo, con la conseguenza che la stipula diretta da parte della società assicuratrice e l’attribuzione delle polizze dell’agenzia indicata dall’assicurato, non viola il diritto di esclusiva nei confronti degli agenti di essa, né la obbliga a corrispondere loro una percentuale delle previste provvigioni, non essendo i brokers assimilabili ai produttori stabili di affari per conto dell’assicuratore. Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8467 del 26 agosto 1998
Nel contratto di agenzia, la clausola di esclusiva, in difetto di diverse, specifiche, pattuizioni, ha un ambito di efficacia coincidente con l’oggetto del mandato, con la conseguenza che gli affari non ricompresi tra quelli che l’agente deve promuovere sono estranei anche al diritto di esclusiva contrattualmente previsto. (Nella specie l’agente, cui era stato conferito l’incarico di promuovere le vendite solo nei confronti dei rivenditori, con esclusione dei privati, aveva richiesto le provvigioni relative ad affari conclusi direttamente dalla mandante con privati). Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4872 del 27 maggio 1996
Il preponente, che, sottraendo una serie di affari all’agente con la conclusione di contratti di agenzia con altri soggetti per la medesima zona, ne leda il diritto di esclusiva, è tenuto al risarcimento del danno contrattuale. II relativo diritto dell’agente è soggetto alla prescrizione ordinaria decennale, la quale (come quella quinquennale in ipotesi di illecito permanente di carattere aquilinno) decorre da quando si è esaurita la fattispecie illecita permanente, comprensiva della persistenza dell’altro rapporto di agenzia (instaurato in violazione dell’esclusiva) e del danno che ne deriva, onde la pretesa risarcitoria può riferirsi solo al danno prodottosi nel decennio precedente. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5591 del 17 maggio 1993
Il diritto di esclusiva costituisce un elemento naturale, non già essenziale, del contratto di agenzia, sicché esso può essere validamente oggetto di deroga ad opera della volontà delle parti, deroga che può desumersi anche in via indiretta, purché in modo chiaro ed univoco, dal regolamento pattizio del rapporto, ove in concreto incompatibile con il detto diritto; pertanto dalla pattuizione con cui le parti abbiano stabilito che il preponente ha diritto di nominare più agenti nella stessa zona è consentito desumere anche l’esclusione della provvigione per l’agente per le vendite concluse dallo stesso preponente, pure nell’ipotesi in cui sia stato convenuto un regime di esclusiva limitato agli affari trattati dagli agenti con determinati clienti, nominativamente indicati.
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6093 del 30 maggio 1991
Il concetto di «zona» nel cui ambito l’agente assume stabilmente l’incarico di promuovere, per conto del preponente, la conclusione di contratti (art. 1742 c.c.) ha unicamente un significato territoriale geografico, riferentesi all’ambito nel quale l’affare, anche se concluso direttamente dal preponente, deve essere andato a buon fine, perché l’agente abbia diritto alla provvigione pattuita. Pertanto, ove nel contratto di agenzia sia previsto il diritto alla provvigione per le vendite effettuate in Italia, ha diritto alla provvigione l’agente quando il preponente concluda il contratto direttamente con stranieri, anche se residenti all’estero, nel territorio italiano, cioè nella zona nella quale l’agente, in base al contratto, svolge la sua opera organizzatrice e promozionale. Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5822 del 7 dicembre 1978
I1 diritto di esclusiva, a qualunque negozio giuridico acceda (agenzia, somministrazione, vendita, ecc.), non implica necessariamente il divieto, a carico del preponente, del somministrante, comunque del concedente, di concludere affari direttamente nella zona riservata. In particolare, per quanto riguarda il contratto di agenzia, nel quale il diritto di esclusiva costituisce un elemento naturale, il preponente ben può, negozialmente, conservare non soltanto il diritto di avvalersi contemporaneamente di più agenti nella stessa zona, ma anche quello di stipulare direttamente contratti da eseguirsi nella zona dove opera l’agente, con l’unico limite di non ridurre il diritto di esclusiva ad una mera apparenza. Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1442 del 16 aprile 1975