Art. 1461 – Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Mutamento nelle condizioni patrimoniali dei contraenti

Articolo 1461 - codice civile

Ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta, se le condizioni patrimoniali dell’altro sono divenute tali (1186, 1822, 1956, 1959) da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia (1179, 1877).

Articolo 1461 - Codice Civile

Ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta, se le condizioni patrimoniali dell’altro sono divenute tali (1186, 1822, 1956, 1959) da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia (1179, 1877).

Massime

L’art. 1461 c.c., il quale, basandosi sul principio “inadimplenti non est adimplendum”, consente ad un contraente di sospendere l’esecuzione della propria prestazione se ha il timore, dimostrato dalle peggiorate condizioni economiche dell’altra parte – ipotesi cui si può assimilare anche quella della conoscenza di una mutata situazione patrimoniale acquisita dopo la conclusione del contratto – di non poter ottenere l’adempimento della controprestazione, è applicabile anche al contratto preliminare, e legittima pertanto il rifiuto della stipula del definitivo, pur se le prestazioni da adempiere contemporaneamente non sono ancora eseguibili, mentre la persistenza del pericolo di conseguire la prestazione, dopo la scadenza del termine di adempimento, legittima la richiesta di risoluzione del preliminare. Cass. civ., sez. , II 30 gennaio 2013, n. 2217

In favore dell’imprenditore che somministri beni o presti servizi in regime di monopolio legale, trovano applicazione, in assenza di espressa deroga, non solo l’art. 1460 c.c., sull’eccezione di inadempimento, ma anche l’art. 1461 c.c., sulla facoltà di sospendere l’esecuzione della prestazione dovuta quando sussista un evidente pericolo di non ricevere il corrispettivo in ragione delle condizioni patrimoniali dell’altro contraente, trattandosi di previsioni compatibili con l’obbligo, posto dall’art. 2597 c.c., di contrattare e di osservare parità di trattamento. L’applicabilità di detto art. 1461 c.c., come delle altre disposizioni dettate a presidio del nesso di sinallagmaticità nella fase di esecuzione dei contratti a prestazioni corrispettive, comporta che il pagamento del debito liquido ed esigibile, ricevuto dal monopolista nell’anno che precede la dichiarazione di fallimento del somministrato o dell’utente, con la consapevolezza del suo stato d’insolvenza, resta soggetto alla revocatoria di cui all’art. 67, secondo comma, della legge fallimentare, non trovandosi il monopolista in una situazione differenziata rispetto agli altri creditori, e difettando di conseguenza i presupposti per cogliere nell’art. 2597 c.c. una implicita previsione di esenzione della revocatoria stessa. (Fattispecie relativa a pagamenti effettuati in favore dell’Enel, prima del fallimento, per consumi di energia elettrica). Cass. civ. Sezioni Unite 23 gennaio 2004, n. 1232

Le norme degli artt. 1461 e 1481 c.c. sono applicabili anche al contratto preliminare, essendo dirette a garantire in tutti i contratti con prestazioni corrispettive il sinallagma funzionale tra le contrapposte prestazioni. Pertanto il promissario acquirente, quando sussiste il pericolo di rivendica del bene promesso in vendita o di revoca del futuro acquisto di esso per effetto del sopravvenuto manifestarsi dello stato di insolvenza del promittente alienante e del suo conseguente prevedibile fallimento, non solo ha la facoltà di rifiutarsi di addivenire alla stipulazione del contratto definitivo, ma può anche pretendere la stipulazione di questo con la sospensione del pagamento del prezzo. Cass. civ. sez. II 18 maggio 1982, n. 3072

Nei contratti a prestazioni corrispettive, l’eccezione dilatoria di cui all’art. 1461 c.c. (mutamento nelle condizioni patrimoniali dei contraenti) può essere opposta da una delle parti quando la situazione patrimoniale dell’altro contraente venga a deteriorarsi in maniera tale da porre in evidente pericolo il conseguimento della prestazione cui ha diritto il contraente in bonis Inoltre, per la sua applicabilità, non è neppure necessario che tale modificazione patrimoniale sia sopravvenuta rispetto al contratto, essendo sufficiente che il contraente che oppone la sospensione della sua prestazione ne sia venuto a conoscenza successivamente e che egli non l’abbia conosciuta o potuta conoscere con la normale diligenza. Cass. civ. sez. II 20 febbraio 2008, n. 4320

La sospensione dell’esecuzione della prestazione contrattuale, nei casi in cui è consentita dall’art. 1461 c.c., non richiede per la sua validità alcuna previa comunicazione o dichiarazione alla controparte, né è necessario che la relativa decisione sia adottata prima della scadenza del termine previsto per l’adempimento. Cass. civ. sez. I 10 agosto 2007, n. 17632

L’eccezione dilatoria prevista dall’art. 1461 c.c. consiste nel potere, attribuito ad una delle parti del rapporto obbligatorio con prestazioni corrispettive, di sospendere in modo legittimo l’esecuzione della propria prestazione, bloccando temporaneamente l’attuazione dell’altrui pretesa, in presenza di un mutamento in peius delle condizioni economiche dell’altra parte, tale da mettere in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione. Un tale potere non è circoscritto al caso in cui una delle due obbligazioni corrispettive debba essere adempiuta prima dell’altra, ed il pericolo deve connotarsi per serietà e concretezza e deve risultare attuale e non già soltanto ipotizzabile in futuro, anche quando la controprestazione non sia ancora scaduta. Ai fini della sospensione della esecuzione della prestazione – peraltro – anche un dissesto delle condizioni economiche intervenuto prima della stipulazione del contratto può assumere rilevanza, purché l’altro contraente sia venuto a conoscenza di ciò solo dopo la stipulazione del contratto. Cass. civ. sez. II 24 febbraio 1999, n. 1574

Il beneficio previsto dall’art. 1461 c.c. – a norma del quale ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta se le condizioni patrimoniali dell’altro sono divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia – presuppone due obbligazioni corrispettive, l’una delle quali debba essere adempiuta prima dell’altra. Ne consegue che se il contraente che ha il maggior termine venga a trovarsi in gravi difficoltà, l’altro, che sarebbe già tenuto a prestare, è «facultato» a soprassedere fino a che il dissestato non dissolva il timore che la controprestazione corra il pericolo di non essere data. Cass. civ. sez. II 28 gennaio 1995, n. 1032

Ai fini della sospensione cautelativa della prestazione, ai sensi dell’art. 1461 c.c., è indispensabile la dimostrazione di un pericolo attuale ed evidente di perdere la controprestazione, non essendo sufficiente una mera rappresentazione soggettiva (timore, preoccupazione) di pericolo, non corroborata da alcuna dimostrazione di concrete circostanze idonee a giustificarla come rispondente ad una situazione reale. Cass. civ. sez. I 3 dicembre 1993, n. 12011

Il pericolo di non conseguire la controprestazione, che, ai sensi dell’art. 1461 c.c., autorizza ciascun contraente a sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta, deve essere un pericolo attuale e non soltanto ipotizzabile in futuro e, soprattutto, deve concernere il conseguimento di una prestazione attualmente dovuta e non, invece, oggetto di una obbligazione soltanto eventuale, essendo destinata a sostituire la prestazione principale – già conseguita o conseguibile – solo nel caso dell’avveramento di una condizione. Cass. civ. sez. I 9 febbraio 1972, n. 337

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