Art. 117 – Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262 - Aggiornato alla legge 26 novembre 2021, n. 206)

Matrimonio contratto con violazione degli articoli 84, 86, 87 e 88

Articolo 117 - codice civile

Il matrimonio contratto con violazione degli articoli 86, 87 e 88 può essere impugnato dai coniugi (124), dagli ascendenti prossimi, dal pubblico ministero (125) e da tutti coloro che abbiano per impugnarlo un interesse legittimo e attuale (127; 100 c.p.c.).
Il matrimonio contratto in violazione dell’articolo 84 può essere impugnato dai coniugi, da ciascuno dei genitori e dal pubblico ministero. La relativa azione di annullamento può essere proposta personalmente dal minore non oltre un anno dal raggiungimento della maggiore età. La domanda, proposta dal genitore o dal pubblico ministero, deve essere respinta ove, anche in pendenza del giudizio, il minore abbia raggiunto la maggiore età ovvero vi sia stato concepimento o procreazione e in ogni caso sia stata accertata la volontà del minore di mantenere in vita il vincolo matrimoniale.
Il matrimonio contratto dal coniuge dell’assente non può essere impugnato finché dura l’assenza (56, 65, 68).
Nei casi in cui si sarebbe potuta accordare l’autorizzazione ai sensi del quarto comma dell’articolo 87, il matrimonio non può essere impugnato dopo un anno dalla celebrazione.
La disposizione del primo comma del presente articolo si applica anche nel caso di nullità del matrimonio previsto dall’articolo 68 (69, 70, 100).

Articolo 117 - Codice Civile

Il matrimonio contratto con violazione degli articoli 86, 87 e 88 può essere impugnato dai coniugi (124), dagli ascendenti prossimi, dal pubblico ministero (125) e da tutti coloro che abbiano per impugnarlo un interesse legittimo e attuale (127; 100 c.p.c.).
Il matrimonio contratto in violazione dell’articolo 84 può essere impugnato dai coniugi, da ciascuno dei genitori e dal pubblico ministero. La relativa azione di annullamento può essere proposta personalmente dal minore non oltre un anno dal raggiungimento della maggiore età. La domanda, proposta dal genitore o dal pubblico ministero, deve essere respinta ove, anche in pendenza del giudizio, il minore abbia raggiunto la maggiore età ovvero vi sia stato concepimento o procreazione e in ogni caso sia stata accertata la volontà del minore di mantenere in vita il vincolo matrimoniale.
Il matrimonio contratto dal coniuge dell’assente non può essere impugnato finché dura l’assenza (56, 65, 68).
Nei casi in cui si sarebbe potuta accordare l’autorizzazione ai sensi del quarto comma dell’articolo 87, il matrimonio non può essere impugnato dopo un anno dalla celebrazione.
La disposizione del primo comma del presente articolo si applica anche nel caso di nullità del matrimonio previsto dall’articolo 68 (69, 70, 100).

Massime

A norma dell’art. 117 c.c. e dei principi generali in tema di interesse ad agire, il matrimonio può essere impugnato dai terzi a condizione che essi abbiano un interesse legittimo ed attuale all’impugnazione; a tal fine, gli eredi necessari pretermessi in sede di successione sono legittimati all’impugnazione del matrimonio canonico del “de cuius”, tardivamente trascritto (nella specie dal coniuge -nominata erede universale successivamente al decesso del “de cuius”), se ed in quanto da esso derivi loro un pregiudizio diretto ed immediato ad un interesse, anche morale, attinente al complessivo assetto dei rapporti familiari sui quali il matrimonio viene ad incidere. Cass. civ. sez. II, 4 maggio 2010, n. 10734

Con riguardo alla nullità del matrimonio derivante dalla violazione degli artt. 86, 87 e 88 c.c. (mancanza di libertà di stato, vincolo di parentela, affinità, adozione ed affiliazione, omicidio), l’«interesse legittimo ed attuale», la cui titolarità è richiesta, ai sensi dell’art. 117 primo comma, c.c. per la legittimazione all’impugnazione del matrimonio stesso da parte di soggetti diversi dai coniugi, dagli ascendenti prossimi e dal pubblico ministero, non può identificarsi con qualunque interesse, morale o patrimoniale, giuridicamente rilevante per la rimozione del vincolo invalido, secondo gli ampi criteri operanti per l’azione di nullità del contratto (art. 1421 c.c.), ma è ravvisabile, alla stregua dei principi generali che circoscrivono e limitano le cause d’invalidità del matrimonio e le azioni per farle valere, nei soli casi in cui vi siano posizioni soggettive di terzi che siano attinenti al complessivo assetto dei rapporti familiari sui quali il matrimonio viene ad incidere, e che inoltre traggano un pregiudizio diretto ed immediato dal matrimonio stesso. Pertanto, deve negarsi nei confronti dell’Inps la legittimazione all’azione di nullità del matrimonio per mancanza di libertà di stato, in relazione agli obblighi assicurativi inerenti al trattamento pensionistico in favore del coniuge superstite, tenuto conto che, in tale situazione, la qualità di coniuge non incide in via diretta sul rapporto assicurativo, ma configura mero presupposto del suddetto trattamento, e che inoltre l’interesse dell’istituto all’individuazione dell’avente diritto al trattamento stesso resta tutelato dalla facoltà di rifiutarlo a chi non provi l’indicato presupposto, ovvero, in presenza di un conflitto fra atti di matrimonio, fino a quando non venga accertata la validità dell’uno o dell’altro vincolo, su iniziativa degli aspiranti alla pensione di riversibilità. Cass. civ. sez. I, 6 febbraio 1986, n. 720

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