Un recente rilevamento del Politecnico di Milano e di osservatori.net ha appurato che le spese tecnologiche di avvocati, consulenti del lavoro e commercialisti hanno raggiunto un valore di 1497 milioni di euro per l’anno 2019, dato aumentato del 18% rispetto ad un anno fa.
Le stime per l’anno prossimo sono sempre in rialzo, prevedendo un aumento del 4.8% del budget ICT degli studi professionali.
A guidare le categorie di professionisti vi sono gli avvocati, al giorno d’oggi sempre più digitali, infatti il 71% degli iscritti all’albo possiede un sito internet ed il 60% è presente su almeno un social (Linkedin, in questo caso, va per la maggiore).
Ancora di nicchia risultano tecnologie come l’intelligenza artificiale e la blockchain (rispettivamente utilizzate dal 9% e dal 2% degli studi legali).
Metro per misurare e analizzare le performance dei professionisti 2.0 è il Competitivity Index che permette di giudicare Innovazione, Organizzazione, Mercato, Competenze e Collaborazione.
Quest’analisi ha permesso di dividere gli studi in 4 macrocategorie:
Fragili | Sono quegli studi che dovrebbero adottare un cambio di programmazione in tutti e 5 i parametri sopracitati; |
Vulnerabili | Sono quegli studi che hanno intrapreso un processo digitale ma che ancora non hanno raggiunto un pieno livello di efficientamento in servizi online, processi lavorativi e di capitale umano; |
Resilienti | Studi che sanno affrontare velocemente difficoltà digitali; |
Anti-fragili | Studi dotati di business digitale evoluto. |